Il caso / La ginecologa scomparsa

Parole shock di una collega di Sara: “Meglio a casa con le gambe rotte, che lavorare in quel reparto”

Il racconto della donna nell’ultima puntata di Chi l’ha visto: “Non puoi portare il tuo dipendente a questo livello. Per me verrà purtroppo archiviato tutto”. La famiglia della ginecologa scomparsa ringrazia il Trentino: “Siamo in contatto con persone straordinarie, grati a quanti stanno cercando Sara”

LA COMMISSIONE Sentite 33 persone
RACCONTO / 1 "Ho vissuto anch’io l’incubo"
RACCONTO / 2 Un'ostetrica: "Ho resistito solo sei mesi"
IL FIDANZATO "Ecco cosa mi disse"
L'ORDINE Il presidente Ioppi: chiarire tutto
LE INDAGINI Sandro Raimondi: “Faremo tutto il possibile”
IL VIDEO Le tappe della vicenda

di Redazione l'Adige.it

TRENTO. Un altro intervento forte. Parole che rendono bene l’idea di quanto sia pesante l’atmosfera nel reparto di ginecologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento, quello dove lavorava Sara Pedri. Durante l’ultima puntata di Chi l’ha visto, ha parlato, protetta dall’anonimato, una collega della ginecologa di Forlì di cui non si hanno più notizie dall’inizio di marzo. 

Non ho mai desiderato suicidarmi – ha detto la donna intervistata dalla giornalista del programma condotto da Federica Sciarelli – ma ti giuro su Dio che ogni volta che andavo a lavorare pregavo Dio di fare un incidente, rompermi le gambe, rimanere paralizzata e rimanere a casa per sempre”.

Ha aggiunto: “Non puoi portare il tuo dipendente a questo livello. Ti fanno lavorare per tre, ti ammazzano di lavoro e quando tu ti ammali ti mandano in disciplinare perché tu ti sei permessa di metterti in malattia, fino a farti fuori”. E ha concluso così: “Per me verrà archiviato tutto, sono tutti ammanicati qua”.

La scomparsa nel nulla di Sara Pedri: le tappe della vicenda

Dai primi giorni dello scorso mesi di marzo non si hanno più notizie di Sara Pedri. La ginecologa 31enne, originaria di Forlì e già in forze all’ospedale di Trento e di Cles, è sparita nel nulla. Le ultime tracce sono l’auto parcheggiata a Mostizzolo e il telefono trovato all’interno del mezzo

Nel corso della puntata di ieri sera, 30 giugno, hanno parlato diverse persone: la sorella Emanuela Pedri e il marito – i due oltre a ringraziare le forze dell’ordine e tutti coloro che stanno lavorando per trovare Sara, hanno escluso l’ipotesi di una fuga (“purtroppo è successo il peggio”) – i colleghi dell’ospedale di Catanzaro e l’avvocato della famiglia Pedri, Nicodemo Gentile.

I primi hanno ripetuto tutto quanto buono che si sapeva di Sara: “Era una ragazza empatica, dinamica, ironica, generosa. Una professionista attenta e molto preparata”. Michela Della Duca, biologa, con la ginecologa è rimasta in contatto fino al giorno della scomparsa: “In un messaggio telefonico mi ha raccontato che in sala operatoria durante un cesareo, una collega più anziana le ha dato colpo sulla mano per farle capire che non le piaceva come operava. Un episodio questo che l’ha segnata parecchio”.

Tiziano Anfosso, amico ginecologo, è senza parole: “Era eccezionale. Forse non siamo riusciti a capire quello che ci voleva dire nei messaggi che ci inviava. Di certo era sempre in ospedale, di fatto non usciva mai”.

Il legale, coinvolto in casi di cronaca noti al grande pubblico come quello di Sarah Scazzi e Melania Re, ha spiegato che la famiglia Pedri “porta avanti una battaglia per tutte le “Sare” d’italia. Il mobbing sul lavoro è una cosa terribile. Stiamo attendendo le novità sul fronte giudiziario: noi collaboriamo con la Procura”. Non con la Commissione interna. 

Saverio Tateo, il primario di Ginecologia del Santa Chiara, è attualmente “a riposo”: rientrerà dalle ferie la settimana prossima. 

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