Dipendente «vessato», nei guai l'ex dirigente

La Corte dei conti gli chiede 10.260 euro

di Sergio Damiani

Il dirigente provinciale che tratta male i suoi sottoposti, ledendo la loro dignità professionale, rischia di pagare di tasca propria eventuali risarcimenti. Lo ha sperimentato a sue spese un ex dirigente in pensione a cui la Corte dei conti aveva chiesto di pagare 10.260 euro, cioè buona parte dei 17.280 euro che il giudice del lavoro aveva liquidato al dipendente ingiustamente dequalificato.

Il giudizio contabile era nato in seguito ad una causa di lavoro intentata da un dipendente della Provincia. Provincia che nel 2015 era stata condannata dal tribunale civile di Trento - si legge nella sentenza della Sezione giurisdizionale della Corte dei conti - «a risarcire i danni cagionati ad un proprio dipendente in relazione a condotte illegittime dell'ente pubblico datore di lavoro, connotate, con riferimento al periodo marzo 2007/novembre 2009, da modalità che pur non facendo concretare una fattispecie di mobbing, risultavano lesive della dignità professionale del lavoratore». In esecuzione di quella sentenza, la Provincia liquidava al suo dipendente ingiustamente dequalificato la somma di 17.280 euro.

Chiuso il giudizio di lavoro, si apriva però un giudizio contabile per il danno erariale patito dalla Provincia. La procura regionale inviò un invito a dedurre ai due dirigente all'epoca responsabili dell'ufficio presso cui aveva lavorato il dipendente. Per il primo dei due dirigenti il procedimento veniva archiviato per assenza dell'elemento soggettivo, mentre al successore veniva contestato un danno erariale complessivo di 10.260 euro a titolo di colpa grave. 
Costituitosi in giudizio con l'avvocato Roberta de Pretis, il dirigente, pur contestando le accuse, formulava richiesta di procedere con rito abbreviato. La procedura, recentemente introdotta dal Codice di giustizia contabile, consente al convenuto di chiudere celermente il giudizio pagando subito una parte della somma richiesta nel'atto di citazione. 

Pur scegliendo questa «scorciatoia», l'ex dirigente nell'istanza presentata alla Corte illustrava anche «la complessa situazione - si legge in sentenza - verificatasi nel contesto lavorativo, a seguito di diversi contenziosi giudiziari con il dipendente risarcito, e sosteneva di aver sempre cercato di far prevalere l'interesse pubblico dell'amministrazione di appartenenza in tutti i 35 anni di carriera» all'interno della Provincia. 

Il procedimento dunque si è chiuso senza che i giudici entrassero nel merito della vicenda. La difesa del dirigente ha depositato alla Corte dei conti la quietanza di pagamento di 3.078 euro (pari al 30% della somma richiesta) e i giudici hanno dichiarato «estinto il giudizio di responsabilità amministrativa». 

Caso chiuso dunque ma sentenza che ha il sapore del monito. A fronte di dipendenti vessati, demansionati o addirittura mobbizzati dai superiori, in caso di risarcimenti a pagare è il dirigente del servizio che ha la responsabilità anche di gestire il personale.

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