Storie di case Itea Troppi metri quadri

Abitazione troppo grande e quindi troppo costosa, la protesta-appello di una invalida: «Non mi resta denaro per vivere dignitosamente»

Mille euro di pensione e una casa Itea per la quale paga 300 euro d’affitto e circa 150 al mese di spese condominiali. A queste vanno aggiunti altri 130 euro per le spese di luce e gas.

La signora M.H., 60 anni, 23 anni di lavoro in una scuola materna, invalida, non ce l’ha fa più economicamente. Le spese che deve sostenere per la casa in affitto dove vive sono troppe per il reddito che percepisce. Per questo già un anno fa aveva richiesto all’Itea di poter cambiare alloggio.

Ora vive in un appartamento con due stanze in via della Predara. «Vivo sola, con un nipote di 11 anni che mi viene a trovare ogni tanto. Mi basterebbe un appartamento più piccolo e così pagherei anche meno. Io non chiedo la carità, non voglio soldi da nessuno, ma così non ce la faccio. Mi hanno tolto la dignità, mi fanno vergognare. Non riesco più a stare dietro alle spese».

Piange la signora Marianna. In lei si mescolano sentimenti di rabbia e tristezza. «Prima vivevo con mia figlia. Oggi sono sola e in queste condizioni economiche non riesco nemmeno a fare nemmeno la nonna. Una vita di lavoro per ridurmi così, non è giusto», dice la signora di origini altoatesine.

Ieri la donna ha chiamato per l’ennesima volta l’Itea parlando con gli uffici legali. Ha nuovamente fatto sentire la sua voce chiedendo di poter avere un alloggio più piccolo con spese minori. «Ora vivo in una casa di sessanta metri quadrati con due stanze, un bagno, un soggiorno grande e una cucina abitabile. È troppo per me. Ma mi hanno risposto che le motivazioni che ho presentato non sono sufficienti. Più che dire che economicamente non riesco a sostenere le spese, che quell’appartamento è troppo per me cosa devo fare? Devo andare a vivere sotto i ponti? Mi continuano ad arrivare conguagli e fatture alle quali non riesco a fare fronte».

La questione, secondo il presidente Itea Salvatore Ghirardini, è burocratica. «La Commissione si è riunita un anno fa per vagliare la domanda della signora. Come lei, in molti chiedono di cambiare alloggio e quindi ci sono dei punteggi e una graduatoria.

La signora non era in cima alla graduatoria ma questo perchè cambiando casa non avrebbe risparmiato più di tanto. Oggi, ai nuovi contratti, viene applicata l’Iva del 10% e quindi alla fine non le sarebbe convenuto».

Per Ghirardini il problema sta nel calcolo Icef che per le persone sole schizza in alto. «Il valore Icef di queste persone impedisce loro di avere un canone molto basso e abbiamo fatto presente la questione in assessorato. Quello che possiamo fare, la prossima settimana, è riesaminare il caso. Ma le regole sono regole e fanno rispettate».

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