Sindacati all'attacco «Scuola, occasione persa» «La giunta poteva risolvere il problema dei precari»

«La Provincia applaude Vetri Speciali, che forse porterà la metà degli occupati di prima. Ma sulla scuola la giunta poteva sistemare l'equivalente di quattro Whirlpool, facendo ricorso alle sue competenze primarie».
Lorenzo Pomini , segretario generale della Cisl, riassume con questa considerazione quella che considera di fatto un'occasione persa da parte della Provincia per dare una risposta ai precari della scuola. Dello stesso parere il segretario generale della Uil, Walter Alotti: «In due anni la giunta poteva risolvere il problema dei precari trentini». Meno nette le parole del segretario generale della Cgil, Franco Ianeselli , che tuttavia ritiene necessario una modifica del sistema di reclutamento.

All'indomani dell'annuncio di 1600 assunzioni nella scuola, anche i segretari generali condividono le perplessità avanzate immediatamente dai sindacati di categoria, pronti a seguire la via dei ricorsi. Nei prossimi tre anni 900 insegnanti saranno «pescati» dalle graduatorie e altri 700 attraverso due selezioni. Sotto accusa sono finite soprattutto le modalità del concorso, che di fatto aprirà le porte anche a docenti da fuori, penalizzando chi da anni attende una stabilizzazione, dopo avere ottenuto l'abilitazione tramite Pas e Tfa: «Così non ci sono tutele», hanno denunciato.

«Attenzione - precisa Pomini - come hanno evidenziato bene le categorie i sindacati non sono insoddisfatti per le assunzioni, ma perché in questo modo ci sono tanti insegnanti che aspettano da anni di essere stabilizzati e invece si trovano ad affrontare l'ennesimo concorso. Una selezione - sottolinea - che lascerà un tot di persone a casa e creerà altri precari. Ci sono persone che hanno pagato per seguire i corsi di abilitazione e che, a 50 o 60 anni, si trovano ancora ad affrontare una vita da precari e invece andrebbero stabilizzate ad honorem. E l'effetto è che la comunità dovrà farsi carico di altri costi sociali. Con queste operazioni non si fa che aumentare il grado di insoddisfazione e incertezza. La Provincia, che ha una competenza primaria, doveva invece sistemare prima le pendenze. In un paio di anni si poteva davvero trovare una soluzione grazie alla nostra autonomia».
Ancora più duro Alotti: «Intanto iniziamo con il dire che non sono 1.600 nuovo posti di lavoro. Qui stiamo parlando di insegnanti che, anche dopo vent'anni di servizio, si trovano ad essere precari. Certo, sempre meglio sentire parlare di stabilizzazioni, piuttosto che di posti persi, ma persino la tanto vituperata "legge Salvaterra", nella sua arretratezza, era più avanzata di queste decisioni. Perché la giunta aveva le competenze per risolvere il problema del precariato in Trentino in un paio di anni. Ci si riempie la bocca della parola autonomia, ma poi non si sfrutta». Precari, evidenzia anche Alotti, che hanno messo mano al portafoglio per ottenere l'abilitazione seguendo i corsi e che, invece, vedono tradita di nuovo la possibilità di ottenere una stabilizzazione.

Il problema centrale, secondo Ianeselli, segretario della Cgil, è quello del reclutamento, ma il quadro è molto complesso. «Sono situazioni non facili. Da una parte - evidenzia - ci sono i precari, persone che lavorano da anni nella scuola e che intravvedevano la possibilità di una stabilizzazione, con l'abilitazione e il Pas. Si sono create aspettative e ora queste vengono frustrate. Capisco l'amarezza - dice - ma allargando il ragionamento da cittadino, comprendo anche la necessità di fare un concorso, come prevede la Costituzione, per dare spazio a chi finora non ha operato. Sono vicende che si trascinano da anni: ci sono le aspettative legittime di chi lavora da anni e dall'altra si deve fare un concorso in un sistema aperta». Ianeselli, però, evidenzia anche la positività di andare anche oltre la pianta organica con le assunzioni. «Si tratta di un numero pesante e questo è positivo. La mia proposta è di usare le competenze dell'autonomia per ragionare su un modo diverso di reclutamento». L'ipotesi è di «immaginare che chi fa percorsi annuali, al di la dell'abilitazione, abbia una selezione tale, da potere dire che c'è l'immissione in ruolo, per evitare ogni tot anni di trovarsi in questa situazione drammatica per chi vede sfumare una occasione di vita».

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