Posto nelle canoniche per 140 profughi

di Franco Gottardi

Un gruppetto sarà ospitato ad Arco, un altro a Vigalzano, nel perginese. Eppoi in Vallagarina, in Val di Fiemme. Un po' in tutto il Trentino le comunità parrocchiali si sono mobilitate, raccogliendo l'appello di papa Francesco e dell'arcivescovo Bressan ad aprire le porte ai profughi.

La convenzione tra la Provincia, la Fondazione Comunità Solidale e la Caritas diocesana per aprire le strutture, canoniche o appartamenti a disposizione, e gestirle in collaborazione verrà sottoscritta la prossima settimana ma si sa che sono una ventina le realtà che si sono attivate e sono quasi pronte ad ospitare sui 130 e 140 richiedenti asilo. Un buon passo avanti nella distribuzione sul territorio per cercare di diradare la concentrazione delle presenze su Trento e Rovereto, dove attualmente soggiornano ben 566 degli 850 profughi presenti in Trentino.

Gli attori coinvolti in questa operazione di solidarietà e ospitalità hanno fatto le cose con attenzione, per evitare di imbarcarsi in situazioni che potessero diventare di difficile gestione. Sono stati effettuati decine di sopralluoghi per verificare che gli immobili segnalati fossero idonei ad accogliere un nucleo di persone e se avessero necessità di interventi. Poi sono stati coinvolti i singoli consigli pastorali, per essere sicuri che oltre ai posti letto ci fosse una comunità in grado di accogliere e coinvolgere gli ospiti. Le risposte sono state di grande disponibilità e mostrano la faccia di un Trentino aperto e sensibile, che capisce il dramma di chi scappa da guerre e situazioni di estrema povertà e vuole aiutarlo a farsi una nuova vita.

Ma per gestire al meglio l'ospitalità, i cui tempi sono difficilmente pronosticabili ma presumibilmente lunghi, c'è bisogno anche di personale in grado di affiancare i profughi e aiutarli nel processo di inserimento sociale. Personale che i direttori di Caritas e Fondazione Comunità Solidale stanno in questi giorni selezionando attraverso una serie di colloqui con volontari e persone che si candidano a un lavoro di questo tipo.

Quando un paio di mesi fa venne annunciata la mobilitazione delle parrocchie trentine la Lega Nord aveva polemizzato chiedendo di selezionare i profughi in base alla loro religione per escludere quelli di fede musulmana. Un suggerimento-provocazione che non verrà preso in considerazione. «Questo progetto - scrive sul sito della Caritas diocesana il direttore Roberto Calzà - oggi rappresenta una sfida per la diocesi tutta, per Caritas e Fondazione Comunità Solidale, per le parrocchie e per i singoli cristiani chiamati a interrogarsi e attivarsi, nel rispetto di criteri organizzativi e competenze, ma anche nella consapevolezza di un'occasione unica per vivere la carità».

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