I pompieri festeggiano Santa Barbara con le manovre in piazza

di Fabia Sartori

Capacità decisionale e responsabilità guidano i «comandanti» dei vigili del fuoco volontari. Anche se il cuore pulsante della loro operatività rimane la soddisfazione di portare aiuto alla comunità, come per i semplici effettivi. Oggi i pompieri gesteggiano la loro patrona Santa Barbara e lo fanno anche presentando alla cittadinanza le loro capacità di intervento, come è avvenuto poco fa in piazza Duomo a Trento, con le manovre che vi riproponiamo in questo video.

[[{"type":"media","view_mode":"media_large","fid":"145166","attributes":{"alt":"","class":"media-image","style":"font-size: 10px;"}}]]


«Non si guardano la divisa indossata o i gradi guadagnati - afferma il vice ispettore del Distretto dei vigili del fuoco volontari di Trento Giordano Parisi - e chi decide di fare il pompiere trova le motivazioni personali in termini di amore e dedizione alla comunità».
Il vice ispettore Parisi e l'ex comandante di Romagnano Aldo Forti, l'ex comandante di Meano Arturo Penasa, il vice comandante di Cognola Matteo Agostini e il comandante di Cadine Massimo Baldessari sono i «caschi bianchi» che hanno deciso di raccontare la loro «storia» da veterani. Il «record» di permanenza nei pompieri è di Arturo Penasa (59 anni). «Il primo impatto con il «fuoco» lo ebbi da ragazzino: nei boschi vicino a casa mia spesso scoppiavano incendi - racconta - Decisi di svolgere il servizio militare nel Corpo permanente: due anni dopo essermi congedato diventai vigile effettivo». Quindi, 37 anni fa. Penasa ha quasi raggiunto l'età del pensionamento: «A maggio sarò costretto a cessare il servizio attivo per raggiunti limiti di età - spiega - Rimarrò nella veste di "vigile di complemento": non immagino la mia vita senza uniforme. E la mia esperienza potrà essere certamente utile nella formazione dei giovani vigili».


«Durante il terremoto in Friuli ero ausiliario all'interno del Corpo permanente - ricorda - Vissi la tragedia di Stava: ricordo il forte impatto della distruzione ed il dolore della gente». Recentemente l'ex comandante è stato protagonista del ritrovamento del clochard morto a Meano: «Sono stato io a dare l'allarme vedendo la baracca distrutta - dice - Sapevo che lì viveva un senza tetto ed ho sperato fino all'ultimo che non fosse stato coinvolto». Penasa era comandante nel 2011, quando un incendio devastò un gruppo di case a schiera a Meano: «È indispensabile fare le scelte opportune, anche pesanti, al momento giusto - sottolinea - Abbiamo dovuto "tagliare" il tetto di una delle mansarde per evitare che l'incendio si estendesse ad altri appartamenti». 
L'ex comandante di Romagnano Aldo Forti (56 anni) è pompiere da 35 anni. «Fui spinto dalla passione e dal desiderio di fare qualcosa di buono per la società - spiega - E sono fiero del fatto che mio figlio di 15 anni sia attivo negli allievi. Purtroppo i tempi sono un po' cambiati: un tempo i cittadini mostravano gratitudine per i nostri servizi. Oggi tutto sembra dovuto». Forti visse in prima persona la frana del 2000 a Romagnano: «Pioveva da 20 giorni senza tregua e la frana colse d'improvviso il paese: con il buio aiutammo 400 persone a lasciare le proprie case - racconta - Per me è stata una delle esperienze più forti».

[[{"type":"media","view_mode":"media_large","fid":"145181","attributes":{"alt":"","class":"media-image"}}]]

Da 29 anni Massimo Baldessari (47 anni) è attivo nei pompieri di Cadine, comandante da vent'anni. «Per tradizione di famiglia era naturale che io facessi il vigile del fuoco», dice. Baldessari ebbe immediatamente il suo «battesimo di fuoco»: «Il mio primo intervento fu alla tragedia di Stava nel 1985 - spiega - Ricordo che siamo entrati in un bacino a fare un rilievo e quasi finivamo arrestati dalla forze dell'ordine che non ci avevano riconosciuti». Cadine attende un successore: «Non amo le "poltrone" - chiarisce - ma finché non individuiamo un giovane da far crescere continuerò a ricoprire questo ruolo: negli ultimi anni sono entrati giovani cui affidare un incarico di responsabilità». Ma non lascerà i pompieri: «È nel mio Dna».

Anche per Giordano Parisi , 45 anni e pompiere da 26 anni nel corpo dei vigili di Sardagna, il volontariato è una tradizione di famiglia. «Nei pompieri ho ricoperto vari incarichi: da caposquadra a vice comandante ed ora vice ispettore - afferma - Pure mia moglie Catja era volontaria nell'unità cinofila, ma con l'arrivo dei nostri figli lei ha dovuto sospendere. Anche il mio bimbo di 9 anni ha già caschetto e tutina». Parisi ricorda la gestione di un incendio sul monte Bondone un paio di due anni fa: «In alcuni giorni abbiamo risolto, anche se il luogo era impervio da raggiungere».

Infine il vice comandante di Cognola Matteo Agostini , 34 anni e da dodici anni pompiere dopo aver svolto il servizio militare come ausiliario. «Mi contraddistingue la passione per volontariato attivo e l'attaccamento al territorio - dice - Dopo il terremoto sono stato diverse volte all'Aquila». Agostini ricorda l'ottima sinergia con i permanenti: «Il nostro sistema di soccorso funziona molto bene - spiega - Anche per noi volontari è un lavoro a tutti gli effetti: dobbiamo essere seri e preparati». «Non sono sposato - conclude - Ma dietro un gran pompiere c'è una grande donna che lo aiuta e lo lascia libero di seguire il volontariato, anche quando il cercapersone suona nel cuore della notte».

comments powered by Disqus