«Assumete i precari» Vale anche per il Trentino

di Nicola Guarnieri - NO

Dall'Europa, ombrello sempre più prezioso contro i temporali politici e normativi italiani, arrivano buone notizie per i precari: i 250 mila che lavorano nelle scuole dovranno essere stabilizzati, assunti con contratti a tempo indeterminato. La Corte di giustizia ha infatti bastonato il Bel Paese (bello ma spesso «cattivo») per l'abuso di contratti a termine per i «prof». Che in Trentino, tanto per localizzare il fenomeno, sono 1.700, un numero impressionante. La regola sui contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola, hanno sentenziato i giudici continentali, «è contraria al diritto dell'Unione; il rinnovo illimitato di tali contratti per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali non è giustificato». La sentenza non determina, chiaramente, assunzioni immediate (spetta ai giudici italiani risolvere le controversie nazionali adeguandosi al verdetto europeo), ma fa giurisprudenza spianando la strada a una valanga di ricorsi. I precari, tra l'altro, potranno chiedere pure risarcimenti per due miliardi di euro, oltre agli scatti di anzianità maturati e mai riconosciuti.


Tornando a casa nostra, cosa succederà? «Per ora è un'ottima notizia ma è solo una base di partenza. - spiega l'avvocato Stefano Giampietro che cura gli interessi di 300 precari ("ma molti altri sono seguiti da altri legali") - Di certo questa sentenza apre una voragine. Ora torna tutto alla corte costituzionale e da qui ai vari tribunali che si erano rivolti alla Consulta. Andrà via almeno un anno ma forse di più. L'importante, però, è aver fissato un paletto». Fino ad oggi, ad occuparsi di precari a Trento sono stati i giudici Beghini e Flaim con procedimenti aperti o fermi in attesa, appunto, di pronunciamenti «superiori» come la corte costituzionale. L'orientamento europeo, che dovrà essere recepito, spariglia le carte, ovviamente a favore dei lavoratori. «Se fossimo in un contenzioso tra privati sarebbe più semplice visto che si avrebbe la conversione dei rapporti di lavoro in contratti a tempo indeterminato. In questo caso, però, si tratta di ente pubblico e la legge prevede il concorso. Si apre quindi un contenzioso enorme visto che rimane la doppia chiave di lettura tra chi ritiene che i dipendenti della scuola siano personale abilitato e che l'abilitazione sostituisca il concorso ma esistono anche sentenze contrarie».


Un bel dilemma! «Già, ma rimane il fatto che questa sentenza è un'affermazione di principio fortissimo che varrà per tutti i precari del pubblico impiego, non solo per quelli della scuola. E sono davvero tanti». Insomma, dallo Stato agli enti locali fino alle Asl tutto potrebbe cambiare, con operatori costretti ad arrivare alla pensione da precari che finalmente riceverebbero un contratto «vero», duraturo e con garanzie di crescita. Adesso, infatti, non si vedono riconosciuti gli scatti di anzianità e ad ogni rinnovo, anche dopo vent'anni, è come se fosse il primo lavoro. Come evolveranno queste cause? «Questa sentenza vale come principio sull'illeggittimità dell'assegnazione dei posti. Ora si dovrà vedere come la corte costituzionale deciderà sull'incostituzionalità dell'attuale norma». Al di là dei tempi tecnici, comunque, si può gioire? «Sì, e come detto ci dà una mano su un altro filone, sul pagamento dello stipendio come se tutti fossero di ruolo». Perché chi insegna in estate percepisce solo un minimo sostegno. E a settembre, quando torna in cattedra, riparte da zero: niente scatti, niente aumento.

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