Possibile stop ai parti

La sempre più probabile chiusura dei punti nascita degli ospedali di Tione e di Cavalese - ipotesi sulla quale sta lavorando l'assessore Donata Borgonovo Re - incontra l'appoggio del presidente dell'Ordine dei medici, Giuseppe Zumiani: «Basta guardare al passato, si deve garantire il massimo della sicurezza alle strutture sanitarie». I territori però non ci stanno: dalla val di Fiemme e dalle Giudicarie si alza la protesta contro ogni ipotesi di chiusuraPunti nascita chiusi: sì o no?

di Andrea Tomasi

neonato pianto«Altolà! Nessuno tocchi il punto nascite dell'ospedale di Cavalese». Si torna a parlare di possibile eliminazione delle sale parto destinate alle madri delle Valli di Fiemme e Fassa (ma anche dell'Alta Val di Cembra) e si trova la ferma opposizione di chi popola quei territori. Il niet! viene pronunciato dai sindaci di Cavalese Silvano Welponer e di Predazzo Maria Bosin, ma non solo. C'è anche il consigliere provinciale Graziano Lozzer (Patt) che dice: «Siamo in maggioranza. Ci faremo sentire». C'è Giovanni Zanon, a capo della «Fondazione Il Sollievo» e presidente del comitato per l'integrazione soci sanitaria, che ribadisce: «Non si può pensare di trasferire le nostre partorienti a Trento. Qui di inverno nevica e la città dista 50 chilometri e anche di più se pensiamo alla val di Fassa».

 

E c'è anche Alessandro Arici che a Predazzo, con il sostegno dei Comuni delle due valli, sta promuovendo il progetto «Parto per Fiemme» (che verrà presentato il 18 luglio alle 18 presso il cinema teatro): pacchetti soggiorno gratuiti per i familiari delle donne che decidono di mettere al mondo i propri piccoli nell'ospedale di Cavalese (ne parliamo nella pagina a fianco). Obiettivo dichiarato: arrivare alla fatidica soglia dei 500 parti/anno, prevista a livello nazionale, raggiunta la quale i punti nascita possono sopravvivere. E di questo livello minimo ha parlato ieri l'assessore provinciale alla salute Donata Borgonovo Re.

 

Nessuna decisione - c'è da dire - è stata presa, ma Borgonovo ha spiegato che, nel piano di razionalizzazione delle strutture sanitarie di periferia, quella di Cavalese è «osservata speciale». Numeri alla mano (nel 2013) i parti nell'ospedale di Fiemme sono stati 263. Queste le esatte parole dell'assessore provinciale: «No. Non lo abbiamo deciso. Stiamo studiando la situazione e faremo le valutazioni necessarie. Diciamo che è sotto osservazione. Quella di Cavalese, ad esempio, è una situazione diversa rispetto a quella di Arco, dove i parti annui sono di poco sotto la soglia dello standard nazionale (480 nel 2013) e potrebbe diventare appetibile anche per le madri delle Giudicarie».


E il governatore  Ugo Rossi , che prima di occupare la poltrona più importante di Piazza Dante, si è sempre schierato in difesa degli ospedali di territorio, ribadisce: «Non sono state prese decisioni. Non è stato detto né sì né no alla soppressione del punto nascite di Cavalese. Detto ciò, certamente è un tema da affrontare. È fondamentale capire come si nascerà in Trentino nei prossimi anni. Dobbiamo farlo a seguito di un confronto serrato con le comunità locali. Ne parleremo in giunta provinciale la prossima settimana. Quel che è certo è che l'argomento non possiamo affrontarlo in termini di standard, di tetti numerici, perché a quel punto non saremmo più un territorio alpino, con le sue peculiarità, ma verremmo messi sullo stesso piano di una qualsiasi realtà metropolitana: cosa che non è».


Ma in Val di Fiemme non si accetta neanche di essere messi a confronto con realtà territoriali, come Arco «i cui abitanti - fa notare  Giovanni Zanon  - abitano a pochi chilometri da Rovereto». «Ma là il punto nascite non viene neanche messo in discussione perché sono poco sotto il limite minimo di 500 parti (480 nel 2013). Se ci sono problemi legati alla sicurezza, ci dicano come si può intervenire sull'ospedale. E comunque l'Azienda provinciale per i servizi sanitari deve imporre ai suoi medici, quelli che ritengono che lavorare nelle valli non sia professionalmente prestigioso o interessante, di girare nel territorio, da una sede all'altra». Il consigliere autonomista  Graziano Lozzer  ricorda che in passato sono atte fatte mozioni in materia e ironizza: «Se ragioniamo solo con i numeri, pensavo: in Valfloriana ci sono 500 abitanti sui 15 paesini. Prendiamoli e ficchiamoli tutti in un condominio. Ce li facciamo stare e così abbattiamo le spese».

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