Sono 3.000 i trentini all'estero per curarsi

Sono 3.000 all'anno i trentini che si rivolgono all'estero per farsi curare, grazie alla direttiva europea, la cosiddetta Schengen della sanità, che permette ai cittadini europei di curarsi in tutte le strutture sanitarie dell'Unione. Per l'Azienda sanitaria, che non copre le spese di viaggio, un costo di poco inferiore al milione di euro I tuoi commenti

ADITN021231420110724.jpgTRENTO - Sono circa 3.000 all'anno i trentini che si rivolgono all'estero per le cure. Il dato è emerso ieri in quinta commissione del Consiglio provinciale durante l'esame della ricaduta di alcune direttive europee.

 

La cosiddetta Schengen della sanità permette infatti ai cittadini europei di curarsi in tutte le strutture sanitarie dell'Unione. Direttiva che è stata recepita dallo Stato e dalla Provincia che limita le prestazioni ai livelli essenziali di assistenza (i Lea), escludendo le spese di viaggio. I trentini che scelgono di farsi curare all'estero sono 3.000 all'anno, interventi per i quali l'Azienda sanitaria versa 900 mila euro. Ma, è stato ricordato, per quanto riguarda gli interventi di alta specializzazione, le domande dei pazienti vengono vagliate dal nucleo di valutazione specialistica dell'Azienda.


Su questo Walter Viola (Pt), facendo riferimento a due casi concreti, ha affermato che le valutazioni richiedono tempi lunghissimi che espongono i pazienti a rischi anche mortali. È stato anche presentato il sistema informatico per la salute. Le app del progetto TreC sono usate da 33 mila utenti e permettono una gestione via web di ricette (in 6 mesi ne sono state fatte 38.866), analisi, esami e il tele monitoraggio di pazienti diabetici, con scompensi cardiaci e bambini con asma cronica.


In arrivo, dal prossimo primo luglio, la rinnovata compoisizione per la struttura di controllo dei progetti di ricerca. La Provincia, con una delibera dell'assessore Sara Ferrari, ha infatto deciso di nominare il Comitato per la ricerca e l'innovazione. Presidente sarà Carlo Calandra Buonaura, componenti Paola Bonfante, Paolo Lugli, Barbara Pernici e Andrea Villotti. Hanno, poi, titolo a partecipare al comitato, senza diritto di voto, il dirigente del dipartimento provinciale competente in materia di ricerca, i dirigenti titolari di incarichi in materia di ricerca, nonché i dirigenti dei dipartimenti competenti nelle materie oggetto di trattazione.


Il comitato ha durata corrispondente a quella della legislatura in corso e che i suoi membri, alla scadenza, potranno essere rinominati per una sola volta, ad eccezione del presidente che può essere rinominato per due volte. Per quanto riguarda il costo ai componenti del comitato spetta un compenso annuo determinato in 20.000 euro per il presidente e in 13.500 euro per gli altri componenti. Per quest'anno, vista la carica di sei mesi, la spesa sarà la metà di quella prevista per i prossimi anni ovvero 45.147 euro (37.000 euro per i compensi e 8.147 per le spese di pernottamento, viaggio, indennità chilometrica e pasti in occasione di riunioni.


Nella stessa seduta di giunta è poi stato dato il via libera all'indennità per la Commissione pari opportunità. Alla consigliera di parità nel lavoro (e vice consigliera in caso di sostituzione) della Provincia andrà un massimo delle indennità annue pari a 49.080 euro annue e un'indennità oraria pari a 40 euro lorde per un massimo di 1227 ore annue. Per il 2014 invece i valori si dimezzano: 24.560 euro l'indennità per sei mesi e 40 euro per 614 ore annue.

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