Polvere e musica: Haiti

Polvere e musica: Haiti

di Federico Uez

VIAGGIO

Da 3 mesi ho intrapreso un viaggio: si chiama Servizio Civile Internazionale, con Caritas Ambrosiana. Si chiama Caraibi, si chiama Haiti e il primo novembre sono atterrato a Port au Prince, per restarci circa un anno.

Così, da 2 mesi sono cambiati gli odori che annuso; sono cambiati i rumori che sento, il caos delle strade, la musica che costantemente scandisce il ritmo della giornata haitiana.

Sono cambiati i sapori e con loro anche gli scenari che vedono i miei occhi, testimoni di una quotidianità così differente dalla mia di giovane europeo, italiano, trentino.

È cambiato il tatto, forse per via della polvere che caratterizza le strade della capitale caraibica

HAITI

Chi o cosa sei? Cosa mi riservi per i prossimi 8 mesi?

Dietro al grande entusiasmo non nascondo qualche paura.

PAURA

Perché?

Dietro alla paura, sento che si cela un forte coraggio e una gran voglia di continuare a mettermi in gioco e scoprire.

CORAGGIO

Ho voglia di giocare, parlare, sentire la pioggia sulla pelle, ho voglia di piangere, ho voglia di ridere, di scherzare, di pregare, di sognare, di ascoltare, di aiutare, di imparare.

Ho voglia di VIVERE, semplicemente. Continuare a vivere al 100%, vivere un nuovo posto e nuove persone, semplicemente altri Uomini, semplicemente diversi, o semplicemente molto più simili di quanto crediamo.

Desidero continuare a vedere coi miei occhi e toccare con mano: desidero ESSERCI. Essere lì perché è giusto.

Perché credo che l’opportunità più grande che il Servizio Civile e Caritas Ambrosiana mi stiano dando sia proprio questa: di incontrare l’altro, dall’altra parte del mondo e, seppur in un contesto così diverso e difficile, dare la precedenza alla relazione, all’empatia.

Perché in questo primo periodo mi sono accorto dell’importanza di tenere a mente che il mondo in cui viviamo è uno e, seppure ognuno di noi abbia le sue gioie e suoi problemi prima di tutto a casa sua, non possiamo isolarci nel nostro piccolo, ripararci dietro le certezze, ma prima o poi dobbiamo spingerci quantomeno a buttare uno sguardo fuori dalla finestra per vedere cosa succede, basta poco, ognuno a suo modo e con i suoi mezzi.

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