La fissazione delle diete fai da te

La fissazione delle diete fai da te

di Michele Pizzinini

L'altro giorno passando davanti a un'edicola sono stato attirato dalla copertina di un settimanale che titolava «Dietomani» e sullo sfondo presentava una bella ragazza accucciata su una bilancia. Nella stessa vetrina era in esposizione anche la rivista «Dimagrire», come se il dimagrire fosse un hobby come il giardinaggio o una passione per i cavalli piuttosto che per i motori. Mah. Incuriosito, ho acquistato la rivista e devo dire che l'articolo era anche ben fatto e ci ricordava che quasi la metà degli italiani adulti è in sovrappeso, che un italiano su 4 è a dieta e che nella classifica dei libri più venduti, tra i primi 10 libri della categoria «varia», sei parlano di diete. La stragrande maggioranza sono libri scritti da «appassionati» di alimentazione. Guida la classifica il libro della giornalista Rossana Lambertucci, al dodicesimo libro, poi «La dieta Smartfood» della giornalista Liotta e avanti così.

In televisione spopola il farmacista Alberico Lemme, fondatore dell'Accademia di filosofia alimentare, fino a giungere a Gianluca Mech appassionato di «decottoterapia» e ideatore della dieta Tisanoreica. Peccato che la dietologia non sia un problema di filosofia e nemmeno di decotti. Ma la fissazione per le diete non è solo italiana, ormai ha conquistato il mondo, ed il business degli integratori dietetici vale oggi 500 miliardi di dollari! Colossi mondiali come Weight Watcher ed Herbalife oggi dichiarano fatturati attorno ai 5 miliardi di dollari all'anno.

Ormai la malattia metabolica più diffusa al mondo, con 1,2 miliardi di persone in sovrappeso, è in mano ai commercianti. A nessuno verrebbe mai in mente di lasciar gestire il problema del diabete o dell'ipertensione agli appassionati di queste malattie, ma il sovrappeso sì. A nessun appassionato di volo lasceremmo pilotare un Boeing. Invece la malattia che ogni anno costa alle casse dello stato circa 6 miliardi di euro, è gestita dagli appassionati. Ma la colpa non è ovviamente loro. La colpa è della classe medica che non considera ancora il sovrappeso come una «vera malattia». I medici per primi la prendono un po' sottogamba. L'impressione è che non ci sia una vera volontà di risolvere il problema. Tutto sommato le persone in sovrappeso sono dei buoni consumatori, alimentano i fatturati dell'industria alimentare e oggi anche quelli dei prodotti dietetici e dei libri.

Più volte ho ricordato che il fumo in Italia è causa di circa 90.000 morti all'anno e sui pacchetti delle sigarette sta scritto a caratteri cubitali «Il fumo uccide», nel disinteresse totale. Invece i farmaci per il controllo del peso sono stati tutti ritirati perché c'era qualche imbecille che li usava per «sballare» il sabato sera, ma sarebbe un po' come proporre di ritirare i farmaci per l'ipertensione o gli ansiolitici perché qualche demente li usa in maniera sbagliata. E poi non si capisce perché negli Stati Uniti esistono almeno 10 tipi di farmaci diversi per il controllo del peso e in Europa non ne sia ammesso nemmeno uno. Se un farmaco fa male, fa male a prescindere che venga usato su una costa o l'altra dell'oceano Atlantico. Privare un medico dei farmaci sarebbe come privare un artigiano dei suoi strumenti di lavoro. Possiamo pretendere che un falegname faccia una bella sedia senza usare la pialla o la sega?

Cinquant'anni di diete selvagge hanno portato al risultato che il trend dell'andamento del peso negli ultimi anni è costantemente cresciuto. E per il diabete il discorso è uguale. Secondo l'Oms in quarant'anni il numero dei diabetici si è quadruplicato, e nel mondo siamo arrivati a 420 milioni di soggetti affetti da questa malattia. La gente ormai è allo sbando e non sa più a chi dare credito. E poi succedono casi come quello recentemente presentato proprio sulle colonne di questo giornale, dove una signora ha ricevuto un indennizzo per un'invalidità causata da un intervento chirurgico per ridurre il suo peso. L'articolo criticava apertamente l'idea di rivolgersi ad un chirurgo per risolvere il problema del sovrappeso, ma ancora una volta il problema non è quello. Ho conosciuto più di 50 persone che si sono rivolte direttamente ai vari chirurghi nella convinzione di risolvere definitivamente questo problema, ma non è così.

Oggi nel mondo, si fanno centinaia di migliaia di interventi di chirurgia bariatrica, così si chiama la chirurgia dell'obesità, e sono stati sviluppati interventi affidabilissimi. Purtroppo però la gente leggendo su internet o sui giornali di questa possibilità, intraprende autonomamente l'iniziativa di rivolgersi ad un chirurgo senza consultare qualcuno che li possa consigliare. La chirurgia dell'obesità non è un intervento di chirurgia estetica, come farsi aumentare il seno o farsi gonfiare le labbra, è un intervento serio che dev'essere affrontato a 360 gradi con le dovute valutazioni, metaboliche, nutrizionali e psicologiche come oggi correttamente viene fatto in tutti i centri seri, se non vogliamo incappare in problemi gravi come quelli occorsi alla signora. L'intervento chirurgico non è che una tappa di un lungo percorso di cura di questa complicata malattia.

Michele Pizzinini - Specialista in Scienza dell'alimentazione -

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