Kronbichler e la legge sui ladini «Va estesa a Trento e Belluno»

Ha votato a favore ma non ha lesinato le critiche a un'operazione politica che giudica ambivalente, perché da un lato accresce i diritti della minoranza ladina in Sudtirolo, dall'altro accentua le divisioni con le altre comunità ladine, quella fassana in Trentino e quelle delle vallate in provincia di Belluno.

Il deputato bolzanino Florian Kronbichler (verde nel gruppo Sinistra italiana) aveva annunciato la sua critica all'operazione voluta dalla Svp spiegando appunto che ci voleva il coraggio di portare avanti unitariamente la battaglia per tutte le comunità ladine.

La Camera ha dato il via libera a larga maggioranza e senza voti contrari alla legge costituzionale che prevede modifiche allo statuto speciale. Daniel Alfreider, primo firmatario della proposta di legge ha invitato il Parlamento, in vista delle prossime letture del testo, a "continuare il percorso a tutela della minoranza ladina". Ora la parola passa al Senato.

Kronbichler ha spiegato in un post Fb intitolato «Il mio sì sofferto per amor di ladins» le sue forti riserve, espresse in aula a Montecitorio.

Così scrive il deputato di Sinistra italiana: «Avrei messo a rischio il bene con il meglio? O più concretamente: votando sì al progetto di legge costituzionale “a tutela della minoranza ladina”, promossa dai deputati SVP e all’ordine del giorno questa settimana in Aula, do il mio modesto contributo ad una modesta conquista autonoma dei ladini sudtirolesi, o pregiudico con il mio voto l’interesse della intera comunità ladina, trentini e bellunesi compresi? È la questione che ha tormentata la mia pace natalizia.

Ne ho parlato con parecchi ladini, “ufficiali” e non, e stasera alla Camera, a malincuore, ma convinto oltre che per necessità ho sciolto l’indugio: voterò a favore. Io stesso e su mia indicazione il mio gruppo parlamentare di SEL-Sinistra Italiana, diremo di sì. Sarà un “sì nonostante tutto”, come ho ampiamente esposto stasera in discussione generale.

Con la legge costituzionale che voteremo in prima lettura probabilmente dopodomani, mercoledì 11 gennaio, sarà modificato lo Statuto di autonomia in tutti quei punti in cui i ladini sudtirolesi sono esclusi da certe cariche politiche ed amministrative.

Avranno un loro Vice-Landeshauptmann (dei quali poi ne avremo tre!), un presidente di Consiglio provinciale o almeno un suo vice, un rappresentante nella Commissione dei 6 così come un giudice amministrativo, qualcosa in più per quanto alla proporzionale etnica e in materia di toponomastica.

Tutte pretese legittime, diritti che 45 anni fa, all’entrata in vigore dello Statuto, i padri dell’Autonomia hanno “dimenticato” di riservare al terzo gruppo etnico in provincia, facendogli innegabilmente un torto.

Saranno, quindi, eliminate una serie di diseguaglianze fra minoranze linguistiche diverse, ma non verrà affrontato il problema di fondo di una vera tutela della minoranza ladina.

Il suo problema di fondo e la divisione politica politico-amministrativa. Invece di unire il più possibile le popolazioni ladine, sparpagliate per 5 valli e divisi in tre province (Bolzano, Belluno e Trento, ndr) e due regioni diverse, con l’approvazione di questo provvedimento la popolazione ladina si ritroverà ancora più divisa, più disuguale per diritti e trattato. Sarà dato a chi ha già, i i badioti e i gardenesi che di certo non potranno rivendicare a sé alcun merito di portarsi dietro i più deboli. I ladini del Trentino, per non parlare del Veneto, a ragione si dovranno ritenere “lasciati indietro”.

Ho fortemente criticato, inoltre, i modo e la tempistica con cui la SVP ha accelerato il processo di approvazione (se mai all’approvazione definitiva si arriva) del provvedimento. Avrei preferito, così come reclamato dal gran raduno dei ladini di mezz’estato dell’anno scorso sul Passo Sella e così come solennemente promesso dalla SVP in campagna elettorale, che “l’equiparazione” ladina, tardiva quanto si voglia, la si facesse nell’ambito della generale revisione dello Statuto di autonomia, possibilmente per tutti i ladini delle Dolomiti (e non solo per quelli sudtirolesi) e in forma “trasparente e partecipativa all’interno della Convenzione a Bolzano e la Consulta a Trento.

Ho chiuso il mio intervento in Aula con una apertura di credito nei confronti del primo firmatario e capogruppo della Südtiroler Volkspartei alla Camera, Daniel Alfreider, e del parlamento intero, appellandomi alla loro buona fede e responsabilità: che questo successo parziale non finisca a pregiudicare la tutela vera della minoranza ladina!».

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