La legge elettorale fra «paletti» e veti

Arriva il primo sì al nuovo sistema elettorale «Italicum»: nella commissione Affari costituzionali della Camera Pd e FI, ma anche Ncd, Sc e PI, danno il via libera al testo base della legge. Ma è un sì «condizionato», a un testo che contiene un nodo insoluto. Al termine di oltre tre ore di seduta e di un dibattito teso, a tratti molto acceso anche tra gli azionisti di maggioranza della legge, il Pd e FI. Un preludio di quello che potrebbe accadere se entro lunedì, quando arriveranno gli emendamenti, non si sarà blindato il testo

Arriva il primo sì al nuovo sistema elettorale «Italicum»: nella commissione Affari costituzionali della Camera Pd e FI, ma anche Ncd, Sc e PI, danno il via libera al testo base della legge. Ma è un sì «condizionato», a un testo che contiene un nodo insoluto. Al termine di oltre tre ore di seduta e di un dibattito teso, a tratti molto acceso anche tra gli azionisti di maggioranza della legge, il Pd e FI. Un preludio di quello che potrebbe accadere se entro lunedì, quando arriveranno gli emendamenti, non si sarà blindato il testo.
Bisogna approvare «al più presto» le riforme istituzionali, torna a ribadire il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che segue con attenzione quello che avviene in Parlamento. Ma più si avvicina la data dell'approdo in Aula della legge elettorale, il 29 gennaio, più si alza la temperatura del dibattito politico. Tant'è che Matteo Renzi torna ad avvertire: «È l'ultima chance. Se qualche parlamentare pensa di sgambettare l'accordo con il voto segreto, non fa danno a me, ma a sé stesso, perchè la legislatura fallisce».
Il segretario del Pd tenta di sottrarsi alla morsa dei «partitini»: i loro veti hanno «fregato l'Italia», ma adesso il loro «potere di blocco non ha più senso».
Anche a costo di rinunciare a introdurre nell'Italicum le preferenze, invocate anche da Enrico Letta. Renzi ribadisce che le vorrebbe, ma non può rischiare di impantanare la riforma nella «palude» parlamentare. Tanto più che «sembra un po' pretestuosa» la polemica di chi «magari i voti non li ha presi».
«Sarebbe un errore enorme reintrodurle», è tranchant il ministro Dario Franceschini. Ma prosegue il pressing per cancellare i listini bloccati della minoranza Pd e di Angelino Alfano («Berlusconi si ravveda», è l'appello del leader di Ncd).
E sottotraccia prosegue il tentativo di Renzi di convincere il Cavaliere a cedere. Maria Elena Boschi e Lorenzo Guerini vedono nella sede di FI Denis Verdini e il relatore (azzurro) dell'Italicum Francesco Paolo Sisto. Ma sulle preferenze i berlusconiani alzano un muro: non se ne parla. Aprono al più uno spazio di trattativa per ridiscutere il premio di maggioranza, alzando la soglia per ottenerlo al primo turno dal 35% al 38%.
Ma la discussione della legge elettorale, presenta insidie a ogni passaggio. Come emerge alla I commissione della Camera. Si deve votare il testo base, che è firmato da Pd, FI e Ncd. Ma si apre uno scontro sul tema della definizione dei collegi: Sisto presenta un proprio elenco di 157 collegi, ma il capogruppo Pd Emanuele Fiano chiede di stralciarlo, perchè venga data al governo la delega a disegnarli. E Rosy Bindi accusa: «FI vuol far saltare le riforme».
Alla fine di una lunga trattativa, una telefonata di Renato Brunetta, presenti Boschi e Fiano, sblocca la mediazione. Il testo base viene votato così com'è, con i collegi disegnati da Sisto. Nel fine settimana, intanto, proseguirà la trattativa sugli altri emendamenti, quelli chiesti dai piccoli partiti («La legge non sia fatta contro qualcuno», dice Laura Boldrini).

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