5 Stelle: «perdonati» i senatori pro Grasso

Il M5S si ricompatta. In vista della consultazioni al Quirinale con il capo dello Stato, i parlamentari di 5 stelle chiudono il caso dei senatori dissidenti che hanno votato per Pietro Grasso alla presidenza di Palazzo Madama. E scelgono la linea dura sulla fiducia al governo: no a un esecutivo Bersani; no a un esecutivo composto da un personaggio di «alta caratura»; no a un esecutivo istituzionale guidato, ad esempio, proprio da Grasso. Insomma, «l'unico governo che voteremmo è un esecutivo a cinque stelle»

Il M5S si ricompatta. In vista della consultazioni al Quirinale con il capo dello Stato, i parlamentari di 5 stelle chiudono il caso dei senatori dissidenti che hanno votato per Pietro Grasso alla presidenza di Palazzo Madama. E scelgono la linea dura sulla fiducia al governo: no a un esecutivo Bersani; no a un esecutivo composto da un personaggio di «alta caratura»; no a un esecutivo istituzionale guidato, ad esempio, proprio da Grasso. Insomma, «l'unico governo che voteremmo è un esecutivo a cinque stelle».
È quello che diranno a Napolitano, i due capigruppo Vito Crimi e Roberta Lombardi che saranno accompagnati al Quirinale da Beppe Grillo ma non da Roberto Casaleggio, fermato all'ultimo momento dalla febbre.
L'ipotesi, complessa da realizzare, a cui il M5S starebbe lavorando in queste ore è presentare il nome di un candidato premier, chiedendo poi ai partiti di appoggiarlo. Più che una proposta appare una provocazione in quanto difficilmente Pd, Pdl e Lista Monti potrebbero accettare il percorso.
Grillo, sul suo blog, non affronta la questione «fiducia». Nei giorni scorsi ha già detto che il codice di comportamento vieta al M5S di appoggiare governi formati dai partiti. E tanto basta.
Interviene, invece, sui tagli degli stipendi da parlamentari annunciati dai neo presidenti di Senato e Camera, Piero Grasso e Laura Boldrini. «Bene, ma quale stipendio? Si tratta di quello da parlamentare o dell'indennità aggiuntiva per i presidenti? Il M5S rifiuta in toto le indennità di carica», scrive. Quanto ai parlamentari la proposta «è molto semplice - prosegue - 5mila euro lordi mensili invece di 11.283 euro lordi, rinuncia all'assegno di solidarietà e obbligo di pubblicare ogni spesa rimborsata». L'obiettivo evidentemente è non farsi «soffiare» il vessillo della lotta agli sprechi della casta.
Sul piano interno la questione è più complessa. A Montecitorio si riuniscono deputati e senatori del Movimento. All'ordine del giorno ci sono l'organizzazione in vista delle commissioni e le consultazioni. Ma principalmente si affronta il caso dei senatori dissidenti in un clima rovente.
Alcuni di coloro che hanno votato Grasso a Palazzo Madama fanno «outing». Si discute sul loro comportamento e sulla opportunità di espellerli in base al regolamento. I senatori dicono la loro, spiegano cosa è accaduto. I deputati appaiono più duri e non nascondo le critiche. Anche i capigruppo sottolineano che è stato violato il codice. Ma alla fine gli animi si calmano e si decide di non procedere oltre. Forse anche per evitare divisioni prima di un momento delicato come le consultazioni. Si vota: e la stragrande maggioranza conferma la fiducia nei confronti dei colleghi «dissidenti».
Poi tocca alla questione fiducia. La linea la spiega la capogruppo della Camera Lombardi: «L'unico governo che voteremo è un esecutivo a cinque stelle. Napolitano ci affidi l'incarico e in pochissimi giorni gli presenteremo una squadra ineccepibile», afferma. Linea confermata dal capogruppo al senato Crimi. E oggi, dopo il colloqui con Napolitano, lui e Lombardi vedranno l'ambasciatore Usa David Thorne.

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