Giustizia / Animali

Viene morso alla gamba dal cane mentre litiga con il figlio e la nuora. Testimoni: «Lo maltrattava da tempo»

Nel corso del procedimento davanti al giudice di pace - la proprietaria è stata accusata di lesioni colpose e omessa custodia dell'animale - è emerso come l'animale, seppur responsabile della ferita alla gamba, non era altro che vittima di una situazione di forte tensione familiare, di beghe per motivi patrimoniali: aveva aggredito l'uomo che in passato lo aveva maltrattato più volte

di Marica Viganò

BORGO. L'uomo era stato morso alla gamba dal cane della nuora, poi costretto a ricorrere alle cure del pronto soccorso: 8 giorni di prognosi nel primo referto dell'ospedale di Borgo Valsugana, a cui erano seguiti altri certificati medici che prolungavano il periodo di guarigione di altri 45 giorni. Che fosse stato proprio quel cane ad aggredire nessuno lo aveva mai messo in dubbio, sebbene non c'erano stati testimoni dell'evento. Ma nel corso del procedimento davanti al giudice di pace - la proprietaria è stata accusata di lesioni colpose e omessa custodia dell'animale - è emerso come l'animale, seppur responsabile della ferita alla gamba, non era altro che vittima di una situazione di forte tensione familiare, di beghe per motivi patrimoniali: aveva morso l'uomo che in passato lo aveva maltrattato più volte.

Il giudice ha assolto la donna «perché il fatto non sussiste»: «nel corso di giudizio non si è raggiunta la piena prova che, nell'eziologia dei fatti, l'imputata non abbia impedito l'evento che aveva l'obbligo giuridico di impedire». Per il giudice l'evento è «riconducibile proprio al cattivo rapporto che l'animale aveva con (omissis)», ossia l'uomo aggredito, «il quale era consapevole del fatto che il cane avesse un preciso raggio di azione determinato dalla lunghezza della catena e che nei suoi confronti potesse non mantenere l'usuale condotta mansueta perché lui stesso aveva posto in essere episodi di maltrattamento verso l'animale». Inoltre la parte offesa era cosciente che «attraversare il piazzale avrebbe costituito di per sé una fonte di pericolo, dato che l'animale avrebbe potuto manifestargli aggressività». In altre parole, l'uomo avrebbe potuto evitare di avvicinarsi al cane, un meticcio simil border collie legato ad una lunga catena ma impossibilitato ad arrivare ovunque nel cortile.

L'animale non era stato valutato né mordace né aggressivo dal Servizio veterinario della Provincia. Dunque, non avrebbe avuto problemi comportamentali. Problemi che, invece, ha manifestato l'uomo aggredito. Testimoni hanno ricordato almeno una decina di episodi in cui il soggetto, in lite con il figlio e la nuora, se la prendeva con il loro cane, tirandogli calci, parcheggiando l'auto sulla catena per impedirne i movimenti. Il meticcio era poi morto avvelenato.

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