«La val che urla» il film girato in Vanoi sbarca a Venezia

di Andrea Orsolin

Il cuore verde del Trentino è sbarcato in laguna. Una vetrina di prima classe per «La val che urla», il film ambientato principalmente nel Vanoi il cui trailer è stato presentato in anteprima assoluta all’interno dello spazio Regione Veneto della 76ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.

A produrlo è stata la LiLLa Film, casa di produzione fondata da Lucia Zanettin, deus ex machina della pellicola attesa nelle sale entro la prossima primavera. Nata e cresciuta a Vicenza - dove la trama muove i primi passi - la regista vive nella piccola frazione di Zortea, incastonata tra i boschi del Vanoi. Il film è un thriller di quelli che tengono con il fiato sospeso fino alla fine, non senza gli immancabili colpi di scena.

Il protagonista è un ingegnere di cinquant’anni (interpretato da Piergiorgio Piccoli), che in seguito ad un licenziamento lascia la città per tornare in montagna, nei luoghi conosciuti da bambino. Qui vuole cercare un momento di serenità, ma viene invece coinvolto in una sequenza di omicidi che si scopriranno essere legati ad avvenimenti della sua infanzia.

L’atmosfera cupa di una valle montana, circondata da una natura selvaggia e lontana dai circuiti turistici, si intreccia con un ambiente claustrofobico, dove la neve condiziona il succedersi degli avvenimenti fino al colpo di scena finale, dove si comprenderà che spesso le cose non sono come sembrano.

«Girare il film nel Vanoi è stato bellissimo - afferma soddisfatta la regista Zanettin - I panorami che regala il posto sono magnifici anche se, essendo il nostro un thriller-noir, abbiamo cercato di dare l’idea di una valle piuttosto cupa, cosa che in realtà il Vanoi non è».

Le riprese hanno coinvolto un po’ tutta la valle (sono state girate a Caoria, in località Refavaie, a Passo Gobbera, nella forcella di Calaita, nella Val del Lach e in molte altre zone), e alcune scene sono state ambientate anche nell’Agordino, in provincia di Belluno. Durante i mesi di lavoro - dallo scorso autunno fino a febbraio - non sono mancati gli intoppi che hanno obbligato la produzione a dei cambi di programma. La tempesta Vaia ha posato la sua scure anche sul film. Le riprese dovevano cominciare proprio il giorno in cui l’ira della natura si è manifestata con maggior vigore (il 29 ottobre), ma sono invece slittate di una settimana, e nel frattempo il territorio è mutato.

«Il paesaggio deturpato si nota chiaramente all’interno del film - prosegue Zanettin - Abbiamo deciso di non nasconderlo, perché dà un senso di disagio, ottimo per un film dove si vuole rappresentare una valle non proprio benevola e accogliente».

Nel cast de «La val che urla» ci sono sia attori professionisti che non. Tra i primi rientrano Piergiorgio Piccoli (protagonista dell’intrigante storia) e Guenda Goria, tra i secondi alcuni interpreti locali alle prime apparizioni davanti alla cinepresa.

Una di queste è Fiammetta Nena («una piacevole scoperta per noi», Zanettin dixit), giovane cantante nata a Primiero che nel film esprime sé stessa. Una figura molto dolce che viene aiutata da una radio di amici per provare a raggiungere i propri sogni. Il turista-protagonista che arriva dalla città alloggia nelle stanze che affittano lei e il padre (Giandomenico Simion, storica presenza della compagnia teatrale El Feral), un oste ignavo e spesso ubriaco. «Una persona eccezionale con una verve incredibile e una memoria lucidissima» dice la regista.

Un altro attore locale è Walter Orsingher (comandante dei vigili del fuoco di Canal San Bovo), cacciatore un po’ sopra le righe che abita nella casetta vicina al luogo dove il protagonista del film alloggia.

Il significato del titolo, invece, resta un mistero. «La val che urla» è una frase che si dice quando piove molto e si sente il rombo del torrente che sembra proprio un urlo. Noi siamo partiti da lì, e da una leggenda che richiama questo suono. Ma non posso dirvi proprio tutto, sennò che thriller sarebbe?».

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