Ok a San Biagio dopo 4 ore di discussione

di Valentina Fruet

Si è chiusa con l’approvazione da parte della maggioranza dei consiglieri la seconda adozione della variante al Piano regolatore generale che interessa la località di Colle San Biagio, uno dei capitoli più discussi dell’operato della giunta Sartori. Sui 18 consiglieri presenti in sala, (incompatibili Emilio Perina e Silvana Campestrin), 12 i favorevoli, contrari Efrem Filippi di Impegno per Levico, Maurizio Dal Bianco del Movimento 5 Stelle e Gianni Beretta di Levico Futura e astenuto dalla votazione il consigliere di maggioranza Guido Orsingher.

Una lunga discussione che ha visto una grande partecipazione di cittadini per assistere alla presentazione dell’accordo tra Comune e Azienda agricola nella sua versione definitiva che non era mai stato presentato alla cittadinanza dopo le modifiche apportate per rispettare i vincoli posti dai competenti uffici provinciali. L’accordo urbanistico «per la gestione di aree di interesse pubblico» ha spiegato la vicesindaco Laura Fraizingher «prevede ora che le zone a parco siano circoscritte solo dove possono essere edificati dei volumi, le meno problematiche dal punto di vista idrogeologico, mentre le restanti saranno zone a verde pubblico. Le volumetrie sono state ridotte da 6000 metri cubi a poco più di 5000 e le stalle cancellate dal progetto così come il palcoscenico. Resteranno il parcheggio lungo la stradina delle Pozze e gli altri edifici previsti». Oggetto del nuovo accordo anche «un’importante permuta per il Comune che prevede la cessione della "rampa" sopra il ristorante Prime Rose, dove saranno realizzate le costruzioni, fino a un massimo di 7 metri di altezza: il punto vendita, dove ora si potrà anche provvedere alla somministrazione di bevande, e uno studio veterinario. In cambio riceveremo 5400 metri quadri sulla sommità, la pertinenza della chiesetta a vincolo archeologico». Per la permuta «non si è resa necessaria una perizia di stima perché con l’approvazione della variante entrambe avranno la stessa destinazione d’uso, come zona a parco» ha concluso Fraizingher.

L’indicatività del progetto, che «per ovvi motivi non può essere definitivo -» ha spiegato la vicesindaco - ma si limita a fissare le metrature e individuare le aree», ha lasciato perplessi alcuni consiglieri.
Si è trattata solo di striscio la raccolta di più di 90 firme in poco meno di due giorni da parte dei cittadini e la lettera del professor Franco Frisanco della Fondazione Mach che riguarda il bosco di carpino bianco che si trova nell’area permutata dal Comune. Dure a riguardo le parole di Dal Bianco: «per la giunta, è evidente, la partecipazione non è importante: il problema non è il progetto ma l’iter di questa amministrazione che non coinvolge la cittadinanza».

Altre preoccupazioni suscitano i volumi: «non dovrebbero proprio esserci - ha spiegato Orsingher dell’Upt astenendosi - si deve valutare l’impatto a medio-lungo termine dell’opera e il territorio va salvaguardato. È il momento di dire: fermi! Pensiamoci».
Lasciarsi spaventare non serve, secondo Tommaso Acler di Impegno, perché «San Biagio è il novello Parco degli Asburgo e Grand Hotel, a suo tempo contrastati» ha detto, mentre Efrem Filippi ha affermato che «il 90% dei cittadini con cui ho parlato è contrario: o non hanno capito il progetto, oppure c’è qualcosa che non va».
Si è discusso poi di pulizia e ordine ambientale contro «il caos, padrone incontrastato del Colle di San Biagio» secondo gli amministratori favorevoli.

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