Levico Terme, ora scatta la caccia grossa ai cinghiali

di Valentina Fruet

Sono moltissimi i cinghiali in Valsugana e per contenerne la diffusione anche la zona sinistra Brenta del Comune di Levico, il versante di Vetriolo, è aperta alla caccia. Ad avere il controllo della situazione da venerdì scorso sono i più di 90 cacciatori levicensi, 55 dei quali sono autorizzati alla caccia e al controllo del cinghiale: lo dice l’approvazione della richiesta, per cui il Gruppo è in attesa da più di tre anni, del 22 settembre da parte del Comitato Faunistico Provinciale presieduto dall’assessore Michele Dallapiccola. 
 
Attorno al tavolo i rappresentanti della Forestale, dei cacciatori e l’assessore comunale Marco Martinelli per decidere il futuro faunistico della zona che fino a poco tempo fa era considerata di radicazione e per questo di competenza esclusivamente di guardiacaccia e forestali, dove era proibito da parte dei cacciatori il prelievo di questi animali selvatici. «Con l’approvazione dell’apertura alla caccia cerchiamo di rivedere la gestione della specie che negli ultimi anni ha avuto larghissimo sviluppo e ha espanso il suo territorio» ha spiegato Martinelli. 
 
Lo scorso agosto per arginare il fenomeno era stato montato lungo la strada dei Baiti di Vetriolo dagli uomini della Stazione Forestale di Levico e dalla Provincia il primo chiusino della Valsugana, un recinto creato appositamente per la cattura e lo spostamento o l’abbattimento di questi ungulati; il funzionamento di queste gabbie è provato e permetterebbe di catturare fino a sette/otto esemplari alla volta.
«Per la gestione del chiusino adesso che la zona è sotto il controllo dei cacciatori e la Forestale può intervenire solo in caso di pericolo, si vedrà - ha detto l’assessore - ormai è montato e sarà necessario intraprendere una collaborazione con un accordo tra le parti, dato che la normativa provinciale prevede che la presenza di un corpo escluda completamente l’altro». 
 
Nella zona destra Brenta, che comprende il versante di cima Pizzo e delle Vezzene, il controllo dei cinghiali era già in mano all’associazione e lo scorso anno «ne sono stati presi una decina, ma ce ne sono sempre di più e assieme alla popolazione di ungulati aumentano anche i danni e bisogna vedere se questo sistema di gestione funzionerà - ha detto Martinelli - l’ideale sarebbe ridurre sensibilmente il numero dato che non sono autoctoni della zona, in modo da limitare i danni all’agricoltura; altrimenti si rischia di incorrere in un progressivo abbandono del territorio da parte di chi coltiva la terra o i prati per sfalcio d’erba». 
 
L’anno scorso sono stati 10 mila gli euro spesi dalla Provincia sul territorio di Levico per risarcire i danni delle grufolate e il gruppo che vive nella zona è veramente numeroso: nell’estate si parlava di quaranta di questi animali selvatici che erano stati avvistati su tutto il versante fino all’altezza di Novaledo, ma potrebbero essere molti di più.
 
«Un paio di settimane fa le fototrappole del chiusino, che non è ancora attivato per lasciare che si abituino ad entrarvi, avevano rilevato la presenza di una ventina di cinghiali contemporaneamente all’interno della gabbia, attirati dalle esche di mais, ma nei giorni successivi non hanno più fatto ritorno. Sono animali che si spostano parecchio e ora potrebbero essere nel fondovalle causando danni pesanti alle coltivazioni e agli orti».

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