Esasperati dall'inquinamento Ultimatum alla Zanghellini Spa

Se le fonti di inquinamento e disturbo che esasperano gli abitanti di Quaere non saranno eliminate, la Zanghellini Conglomerati spa non potrà riaprire i battenti dopo la prevista pausa invernale.
È questa l'indicazione emersa venerdì durante l'affollata riunione della consulta frazionale di Quaere (oltre sessanta i presenti), che nell'ultimo anno e mezzo si è attivata presso tutte le istituzioni per denunciare una situazione invivibile, portando la magistratura ad emettere un decreto di sequestro giudiziale e a nominare un amministratore per risolvere i problemi di inquinamento su cui è ancora in corso l'inchiesta.

L'ingegner Antonio Armani si è messo subito al lavoro, dando incarico a diversi tecnici di effettuare rilievi sulle emissioni, per poi progettare la messa a norma dell'impianto: ma rumori e fumi hanno continuato a essere diffusi e la pazienza degli abitanti si è esaurita. Tanto che venerdì sera i rappresentanti della consulta (il segretario Maurizio Mazzuccato, il referente Alessandro Sester e il consigliere Domenico Cetto ) hanno letto alcune richieste ultimative: «che l'impianto sia protetto fin da subito da pannelli di contenimento di rumori, polveri e fumi»; che l'autorizzazione rilasciata il 24 gennaio 2013 dal dirigente della Provincia Giancarlo Anderle (che consente l'emissione di inquinanti in forma diffusa e dice che non esistono case vicino alla Zanghellini) sia «annullata e riscritta in termini di tutela della popolazione e non a danno della stessa»; che proprio per la presenza di abitazioni l'azienda sia spostata in area non residenziale e che tutta la zona dove ora si svolge l'attività di produzione di conglomerati e bitume sia destinata a scopi non produttivi e non impattanti.

«Quanto successo fin qui - ha detto Alessandro Sester - è una sconfitta per tutti, perché leggendo le valutazioni a mio avviso superficiali contenute in alcune autorizzazioni emerge chiaramente che qualcosa non ha funzionato, nel processo di concessione e valutazione dell'impatto sul territorio di questa attività».
Non ha funzionato sostanzialmente la vigilanza pubblica.
«Ma il sequestro giudiziario - ha detto il sindaco Michele Sartori, in sala con alcuni assessori e diversi consiglieri di maggioranza e opposizione - è stato un fatto positivo perché il lavoro del commissario ci ha permesso di avere quelle certezze che non eravamo riusciti a ottenere in oltre un anno».
Ossia che la Zanghellini è fuori legge, almeno per quanto riguarda le emissioni rumorose, come ha spiegato dettagliatamente il perito Luca Tomelin intervenuto, mentre mancavano sia l'amministratore Antonio Armani, sia i tecnici incaricati di fare i rilievi sui fumi (assenza stigmatizzata da più parti).
«Nonostante l'apertura di credito e il tempo che le è stato dato - ha proseguito Sartori - l'azienda non ha fatto nulla, anzi ci ha presi in giro. In questi mesi, finché c'erano i rilevatori in azione, rumori e fumi erano limitati: appena smontati, l'attività è ripresa come prima. Ho chiesto pertanto all'ingegner Armani che l'impresa non riapra dopo la pausa invernale senza che siano risolti tutti i problemi evidenziati. Il commissario è d'accordo e presenterà la richiesta al giudice. Sennò, come sindaco vedrò di assumere tutte le decisioni possibili». Non esclusa, dunque, un'ordinanza di sospensione dell'attività.
Con Sartori, le cui parole sono state accolte da applausi in sala, è stato d'accordo anche l'ex sindaco Gianpiero Passamani , ora capogruppo Upt in consiglio provinciale: «Le regole vanno fatte rispettare. O si prendono provvedimenti, o si chiude. La Provincia farà la propria parte, come a Campiello».

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