«Un impianto moderno per garantire il futuro»

La Menz & Gasser sulla centrale a biomassa

di Massimo Dalledonne

«L'impianto a biomassa produrrà in primis calore interamente utilizzato per la produzione, ridurrà le emissioni di CO2 nell'aria, contribuirà a ridurre l'impiego di combustibili fossili come gas, carbone e petrolio». Così Michele Bernardi, responsabile marketing di Menz & Gasser. Dopo le raccolte firme ed i ricorsi al presidente della Repubblica per fermare l'impianto di biomassa a Novaledo ora torna a farsi sentire l'azienda altoatesina. «Mettiamo in campo un investimento di circa 6 milioni per realizzare l'impianto di tri-generazione a biomassa vegetale vergine che ci permetterà di ridurre i costi energetici dell'azienda, rendendola più competitiva in Europa, e creare anche nuovo indotto locale. Pensiamo, infatti, di promuovere la creazione di una cooperativa sociale per la pulizia dei boschi: l'impianto funzionerà per il 70% con il conferimento di cippato da una falegnameria adiacente all'azienda, per il 30% puntiamo a recuperare il materiale presente nei boschi (ramaglie e sterpaglie) della zona. E per farlo avremo bisogno anche di manodopera locale».

Menz & Gasser è a Novaledo dal 1974 ma dal 1935 opera come azienda trasformatrice di frutta. Lo scorso anno ha chiuso con un fatturato pari a 113 milioni di euro (52% di export, in più di 40 paesi, con Germania primo paese estero), 50.000 tonnellate di prodotto venduto. E per quest'anno prevede un incremento fino a 120 milioni, con un target di 155 milioni di euro entro il 2020. Oggi a Novaledo lavorano 220 persone e negli ultimi 14 anni sono stati investiti 50 milioni di euro nella ri-costruzione dello stabilimento e l'installazione di linee produttive all'avanguardia.

«Non solo, qualche milione di euro lo abbiamo investito anche nell'energia verde -prosegue Bernardi - tra impianti di co-generazione a metano e bio-gas, fototoltaici, scambiatori di calore e inverte sulle linee produttive. Ed altri 35 milioni li investiremo fino al 2016 nell'ampliamento dello spazio produttivo. Ma per essere competitivi, soprattutto in Francia e Germania dove l'energia costa anche un 40% in meno rispetto all'Italia, dobbiamo puntare sull'auto-produzione di energia verde e rinnovabile». Alcuni dati del nuovo impianto a biomassa: genererà 1,0 MWh di energia elettrica e 5,5 di energia termica, autoprodotti e destinati all'autoconsumo. 

«La biomassa utilizzata sarà vergine, arriverà da segherie e dalla pulizia dei boschi locali. Il cippato che viaggerà sulla statale della Valsugana - ricorda Bernardi - peserà, nella peggiore delle ipotesi, per meno di 1 camion ogni due giorni. E l'acquisto della legna in zona industriale di Novaledo, permetterà di sottrarre al traffico della valle, poco meno di due camion al giorno, che oggi consegnano il materiale ad altri impianti ben più distanti». L'impianto sarà collocato sul lato sud dell'azienda, mascherato da una «cordonatura» di alberi. «A garanzia del controllo delle emissioni in atmosfera, sarà presente una linea di depurazione dei fumi ed un sistema di combustione che ridurrà gli ossidi della combustione a valori pari o inferiori ad un impianto a metano di pari potenza, abbatterà le polveri pesanti e filtrerà quelle sottili. E i dati di emissione saranno monitorati 24 ore al giorno». 

Che controlli ci saranno sul materiale in arrivo? «Tutto il combustibile utilizzato sarà perfettamente tracciato, così come le ceneri, gestite in tubazioni e contenitori chiusi, pesate, »bollettate« e smaltite in strutture certificate». E le emissioni? «L'impatto della CO2 è compensato e quindi zero, la legna brucerà solo quella assorbita durante l'accrescimento della pianta, il monossido di carbonio sarà pari a quello di 34 camini (inferiore a quanto emesso da un impianto a metano, di pari potenza) e le polveri sottili - PM10 - pari a 23 camini». 

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