«I Comuni uniti? Un progetto fascista»

fiore terragnoloIl comune unico di Castel Ivano? «Mai e poi mai. Io non ci sto». Chi parla è Fiore Terragnolo, per 31 anni sindaco di Scurelle. Il suo no al progetto di fusione degli otto comuni è secco e deciso. «Questo è un percorso che hanno proposto anche durante il primo periodo della dittatura fascista. Allo scopo di diminuire le spese di gestione, allora avevano imposto la fusione dei municipi. Con quali risultati? Hanno distrutto i boschi di Scurelle realizzando pochissime opere accentrandole tutte sui centri abitati baricentrici. Mi dispiace ma Strigno come capocomune - tuona Terragnolo - camuffato con il nome di Castel Ivano ha fatto il suo tempo».


L'ex sindaco va all'attacco dei promotori della fusione tra i comuni di Bieno, Samone, Spera, Strigno, Scurelle, Villa Agnedo, Ivano Fracena e Ospedaletto. Ma anche della Provincia. «Come allora oggi si propone la stessa strada. Si promette agevolazioni e risorse solo a chi si adeguata con incentivi capestri. È un percorso iniquo. Da allora è cambiato ben poco, di certo solo il colore della camicia!». No alla fusione, no a Strigno capo-comune. «Ma se proprio si vuole cambiare è a Scurelle che spetta la sede principale. Da modesto centro agricolo ora è diventata un vero e proprio polo industriale a livello provinciale. Abbiamo gli stessi residenti di Strigno e per 11 mesi all'anno - continua Terragonolo - i nostri abitanti raddoppiano, passando da 1.400 a 2.800 unità. Tutto questo è frutto di mezzo secolo di buona, dinamica ed inventiva amministrazione che ha risolto, in parte, anche i problemi occupazionali della Bassa Valsugana».


Tre decenni da sindaco lasciano il segno. E Terragnolo non le manda a dire alla Provincia, rea di non aver «ridimensionato gli uffici complicazione cose semplici, ovverossia la burocrazia! Basta, di burocrazia e di paracarri se ne parla da sempre, ad ogni campagna elettorale. Ora la gente chiede più libertà di scelta e di gestione anche per realizzare le proprie idee!»
Ancora una stoccata a piazza Dante: «Se la Provincia semplificasse la burocrazia, forse - prosegue Terragnolo - non servirebbe nemmeno forzare la mano con i percorsi di fusione e con la tanto conclamata gestione associata. Gli amministratori costano troppo? Riduciamone il numero, così come le indennità di carica: del sindaco, degli assessori e degli stessi consiglieri».


Capitolo usi civici. «Sono stati istituiti da Rotari, re longobardo, nel 643 D.C. Secondo me ogni comune deve tenerseli stretti, così anche Scurelle, al solo beneficio dei censiti residenti nel paese. E questo diritto deve essere escluso da qualsiasi ipotesi di fusione o di percorso di gestione associata». Di fusione Fiore Terragnolo non ne vuole proprio sapere. «Sia chiara una cosa. Io parlo solo per il mio comune, Scurelle, un municipio di una certa consistenza e con un bilancio discreto. Ho detto il mio pensiero, condiviso peraltro da tanti altri concittadini. Per le altre realtà, sia vicine che lontane, non metto né penna né lingua. Penso che ognuno è in grado di fare i conti a casa propria. Entrare nel merito, da esterno, è pura arroganza».

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