Cavedine / Il ricordo

Un libro per ricordare Ernestina, la levatrice che ha fatto nascere generazioni di bimbi

A quattro anni dalla morte di Ernesta Tasin, la sua comunità le dedica una pubblicazione: storia di una missione, ma anche di una comunità. Fu la prima ad avere una motocicletta, per correre ad assistere le puerpere

di Flavia Pedrini

VALLE DI CAVEDINE. All'anagrafe era Ernesta Tasin, classe 1932, nata a Sarche. Ma per tutti è sempre stata solo "Ernestina" oppure "la levatrice", perché nella sua lunga esistenza ha aiutato a venire al mondo tantissimi bambini e rappresentato un punto di riferimento per centinaia di famiglie. In valle di Cavedine prima e poi in tutta la valle dei Laghi è stata una vera istituzione.

A distanza di quattro anni dalla sua morte - era il 12 novembre 2019 - la storia di Ernestina rivive grazie al libro scritto dalla figlia, Lorenza Pedrini, infermiera. Il volume, "Lettera a Ernestina", è un dialogo fra una madre e una figlia. Un omaggio ad una persona speciale: donna, mamma, moglie, ostetrica, amica, come recita il sottotitolo del libro. Un racconto che restituisce alla valle un pezzo di storia. «Spesso mia mamma mi diceva che, se avesse dovuto raccontare la sua vita, sarebbe servita un'enciclopedia», racconta la figlia. Così Lorenza ha iniziato a raccogliere aneddoti e storie: «Ogni parto aveva una sua particolarità».

Pezzi di un puzzle fatto di volti, profumi o oggetti, che hanno preso forma durante il periodo della malattia della mamma. «Nove mesi, quanto una gravidanza: tanto è passato dalla diagnosi a quando è partita ed è nata in Cielo», ricorda la figlia. Fare l'ostetrica è un sogno che Ernestina cullava fin da ragazza: «Mentre lavorava per una famiglia, le chiesero di dare una mano all'ostetrica, rimase colpita».

E se ha potuto realizzarlo è stato anche grazie allo sguardo aperto di un'altra donna, sua madre. Perché fare la valigia e partire alla volta di Mantova per studiare, all'epoca, era un'impresa: «Poi è stata la volta della specializzazione a Milano. C'erano anche 8-10 parti al giorno. Scelsero tre ragazze, le altre due mollarono».

A Milano fecero i ponti d'oro per tenersi stretta quella giovane ostetrica, così appassionata. Alla fine, però, Ernestina tornò nella sua valle. Il 6 maggio del 1959 l'assunzione presso il Consorzio ostetrico di Lasino e Calavino, con sede nel primo paese (poi allargatosi ad altri comuni). In sella alla bici prima e poi ad una moto - «fu la prima donna ad averla» - si spostava da Sarche a Lasino. Poi vennero il matrimonio con Francesco Pedrini e la nascita di quattro figli.

Ma Ernestina riuscì a coniugare al meglio questi ruoli, senza mai perdere quel sorriso che le addolciva lo sguardo. «Pensione? Non si è mai fermata», dice Lorenza. Donne in gravidanza da seguire, parti, visite scolastiche, vaccini e assistenza ai morenti. Era il braccio destro del medico. La chiamavano ed Ernestina partiva. Notte e giorno. Con il suo bagaglio di competenze, ma anche generosa umanità. La stessa che, fino all'ultimo, l'ha spinta a fare volontariato in casa di riposo. «Preparava il brodo da dare alle puerpere - prosegue Lorenza - o un pezzo di pane. E se qualcuno stava molto male chiamava il parroco, per la benedizione». Curava il corpo e l'anima, Ernestina. Per questo di lei resta il ricordo di una donna straordinaria.

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