Lavarone / Il fatto

Il rogo del drago Vaia: si indaga anche esaminando la videosorveglianza in zona

Intanto la raccolta fondi per la ricostruzione dell'opera supera la metà dell'obiettivo fissato in 50 mila euro. Interviene anche Salvini chiedendo pene severe per il piromane

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TRENTO. Proseguono le indagini sopo il rogo dell'opera d'arte drago Vaia, a Lavarone, avvenuto martedì sera.

I carabinieri stanno visionando anche i materiali dei vari impianti di videosorveglianza della zona della frazione Magrè. Qui il drago, che misurava sette metri di lunghezza e sei di altezza, svettava sul colle dominando l'intero altopiano. In questi anni era diventato una celebrità, aveva richiamato moltissimi visitatori.

Il sindaco di Lavarone, Isacco Corradi, ha immediatamente lanciato una raccolta di fondi, già ieri notte, per favorire la ricostrizione del drago, un patrimonio della comunità di Lavarone, dell’Alpe Cimbra e di tutti. Per partecipare si può andare sulla piattaforma gofundme: l’obiettivo annunciato è raggiungere i 50mila euro.

Al momento, poco dopo le 18 del 24 agosto, sono già stati superati i 25 mila euro raccolti, quindi ci si avvicina rapidamente alla metà dell'obiettivo.

L'opera era stata realizzata dall'artista veneto Marco Martalar (nella foto, ieri, dopo l'incendio).

Sul tema oggi interviene, con il consueto tempismo social, anche il ministro Matteo Salvini, che chiede " per il criminale pena severa e multa salata pari al costo del danno".

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