Vallagarina / La crisi

Ristoranti e alberghi, allarme rosso: non solo il caro energia, triplicati i costi dei prodotti alimentari

Il burro è passato da 4 a 12 euro al chilo, il pollo da 3,40 a 10 euro e così altre materie prime. Pedrciòi anche a Rovereto e dintorni c'è la necessità di aumentare i prezzi finali, ma con l’attenzione a non esagerare per non deprimere la domanda in una fase densa di incertezze. Il direttore dell’Asat, Davide Cardella: «Il potere di spesa delle famiglie è in contrazione»

di Francesco Terreri

ROVERETO. Non ci sono solo l’energia elettrica e il gas a pesare sui conti degli albergatori, dei ristoratori e dei pubblici esercizi di Rovereto, Vallagarina e tutta Italia. Negli alberghi di montagna, dall’altopiano di Brentonico agli Altipiani Cimbri di Folgaria e Lavarone, si usa ancora il gasolio, se la rete del gas non arriva, oppure le biomasse, cioè la legna, pellet o cippato. Per questi combustibili, anch’essi più cari, non è previsto il credito d’imposta nazionale che attenua la botta dei rincari su luce e gas.

Poi, come se non bastasse, alberghi e ristoranti pagano anche gli aumenti dei prodotti alimentari, che in alcuni casi sono triplicati di prezzo: il burro è passato da 4 a 12 euro al chilo, il petto di pollo da 3,40 a quasi 10 euro al chilo. Da qui la necessità di aumentare i prezzi delle camere del 12-15%, con l’attenzione a non esagerare e a non deprimere la domanda che sta tirando.

E soprattutto la richiesta urgente: nuovi sostegni o da dicembre non ce la facciamo più. A Rovereto e in Vallagarina gli alberghi sono 34 con 1.789 letti. Sugli Altipiani Cimbri si contano 67 hotel con 4.216 posti. La ristorazione coinvolge, oltre agli alberghi, i ristoranti e i bar che fanno pasti veloci, tra 400 e 500 imprese in tutta la valle.

«In questo momento c’è una grandissima attenzione ai costi - afferma il direttore dell’Associazione Albergatori Asat Davide Cardella - La preoccupazione è sul prezzo con cui si esce, che dovrà essere ritoccato verso l’alto. Non c’è solo il caro-energia, anche i prezzi dei prodotti alimentari crescono fortemente, come il burro passato da 4 a 12 euro al chilo e il petto di pollo cresciuto da 3,40 a quasi 10 euro al chilo».

«La nostra indicazione è di aumentare i prezzi, in media del 12-15% rispetto ai prezzi dello scorso inverno. Ma le situazioni sono molto diversificate tra albergo e albergo, ad esempio tra chi ha il centro benessere e chi no, e tra zona e zona».

Gli aumenti però devono tener conto della situazione economica e sociale generale. «Il potere di spesa delle famiglie è in contrazione» ricorda Cardella. Come anticipato dall’Adige, ieri l’Arera, l’Autorità per l’energia e il gas, ha annunciato l’aumento del 59% del prezzo dell’energia elettrica per la famiglia tipo nel regime di maggior tutela, precisando che «l'intervento eccezionale dell'Autorità per il quarto trimestre del 2022, che si somma agli interventi del Governo» è riuscito a limitare un incremento che poteva essere del 100%. Gli aumenti dei prezzi degli alberghi, quindi, non possono essere eccessivi per non correre il rischio, dice Cardella, «di finire fuori mercato».

La difficoltà principale è l’imprevedibilità dei prezzi futuri: «Non c’è un riferimento fisso, i prezzi cambiano di continuo e non consentono di pianificare».

Perciò l’Asat e Federalberghi a livello nazionale chiedono interventi urgenti al governo: il tetto al prezzo del gas, il disaccoppiamento col prezzo dell’energia elettrica e la proroga oltre il 30 novembre del meccanismo di compensazione fiscale, il credito d’imposta che finora ha riconosciuto una quota del maggior costo di luce e gas rispetto allo stesso trimestre del 2019.

«D’inverno - ricorda Cardella - tutti devono riscaldare la struttura. Quindi, oltre alla proroga, c’è il problema che questo meccanismo di compensazione non tiene conto di strutture che usano gasolio, pellet, cippato, come molti alberghi di montagna, e taglia fuori anche il teleriscaldamento». E per la montagna, da Brentonico a Folgaria, la stagione invernale è importante.

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