Avio / Impiego

La Bertagni 1882 assume 34 persone, l’amministratore: “La crisi c’è, ma il lavoro non ci manca”

Il 6 giugno “open day” per selezionare i nuovi arrivi: “Cerchiamo gente per tutti nostri reparti. Il problema è reperire gli addetti alla manutenzione”

LAVORO Bertagni, si cerca personale 
BORGHETTO Raddoppio della produzione

di Nicola Guarnieri

AVIO. C'è la guerra, c'è la crisi del grano ma la Bertagni 1882 - la società che ha riempito con successo il vuoto lasciato dalla Paf - va avanti. Anzi, rilancia con 34 nuove assunzioni per completare la fabbrica e far funzionare le otto linee di produzione. La selezione del nuovo personale sarà il 6 giugno ma le «prenotazioni» dovranno avvenire entro il 29 maggio.

L'azienda italiana di produzione di pasta ripiena amplia il proprio organico sul territorio provinciale, ricercando 30 operatori di fabbrica e 4 manutentori elettromeccanici esperti per lo stabilimento di Borghetto. Ad affiancare la ditta nello scouting di maestranze, stavolta, ci sono pure la Provincia e l'Agenzia del lavoro che puntano proprio sull'«open day» di giugno per selezionare i nuovi assunti. Il 6 giugno, dalle 15, la fabbrica sarà aperta e visitabile per conoscerne i diversi reparti produttivi e candidarsi per i colloqui di inserimento che saranno organizzati in un momento successivo.

La Bertagni, per capirci, cerca figure che verranno inserite nei reparti produttivi di formatura, cucina, camera bianca, cartonamento, ricevimento merci e manutenzione. In un periodo difficile, specie per la mancanza di materie prime dovute alla guerra di Ucraina, una società alimentare sta comunque cercando personale. E non è mica cosa da poco.

«Certo, i margini sono annichiliti per via della guerra ma noi ci prepariamo alla ripresa», rilancia Antonio Marchetti, amministratore dell'azienda. Che insiste sulla bontà del prodotto e sulla richiesta del cliente che non manca. «I nostri ravioli, per dire, piacciono e la gente alla fine comunque mangia. I compratori ci sono e, non a caso, noi stiamo registrando il 15 per cento in più di fatturato. Abbiamo inserito due nuove linee di produzione e abbiamo bisogno di assumere».

E la crisi?

«Magari si guadagna di meno ma la gente mangia. Ci metteremo del tempo a ristabilire la marginalità. Nel nostro piccolo siamo come i colossi: la gente, come detto, mangia e apprezza sempre di più il nostro prodotto. Nel nostro caso, visto l'aumento delle spese, vogliamo evitare di scaricare i costi eccessivi sul cliente. Come società, però, non abbiamo debiti da pagare, non siamo come quelli che hanno acceso mutui convinti di fare business».

E le materie prime?

«C'è difficoltà a reperirle e per questo non ci dormo di notte. Ma siamo in un settore che non può andare in crisi perché, lo ripeto, la gente deve mangiare. E dal punto di vista dei volumi assorbiamo il colpo. Mi rendo conto che è brutto dirlo ma quando le persone iniziano a tagliare la spesa è sulla ristorazione, visto che si preferisce andare nei supermercati per arrangiarsi in casa. E noi ci siamo perché il nostro prodotto piace».

In molti, però, si lamentano che non trovano lavoratori.

«Noi abbiamo otto linee e con altre due completiamo la fabbrica. Lavoratori se ne trovano ma il problema è trovarli in gamba, che abbiano voglia di fare. Ora assumiamo in tutte le posizioni anche se il problema è trovare manutentori».

Nonostante i chiari di luna, insomma, l'industria alimentare non solo tiene il colpo, ma addirittura si allarga.

«Prima o poi tutto finirà e noi dobbiamo essere pronti perché proponiamo cose che piacciono e, soprattutto, vendono».

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