Clero / Il cambio

Don Daniele Laghi: "A Brentonico sarò quasi a casa e continuo anche con lo sport"

Parla il noto sacerdote che quest'autunno dovrà salutare le parrocchie della val dei Mocheni, che lo hanno accolto undici anni fa: "Mi mancherà quelal comunità, ma arriverò in un ambiente attivo e sono riconoscente al vescovo per questa scelta"

LE NOVITÀ Raffica di nomine del vescovo Lauro Tisi

di Luisa Pizzini

BRENTONICO. «E adesso palla al centro, si riparte». Non poteva che usare un'espressione sportiva don Daniele Laghi per commentare il nuovo incarico che gli ha affidato il vescovo di Trento, monsignor Lauro Tisi.

Una nuova partita da giocare sull'altopiano di Brentonico, dove le squadre di calcio vengono in ritiro. Quest'autunno il sacerdote dovrà salutare le parrocchie della val dei Mocheni, che lo hanno accolto undici anni fa, per diventare parroco dell'Unità pastorale "Maria Regina del Baldo" che comprende le chiese di Brentonico, Castione, Cornè, Crosano, Prada e Saccone.

Quasi un ritorno a casa per lui che è nato e cresciuto ad Ala. Ma senza lasciare l'impegno che porta avanti con il Coni e l'assistenza spirituale degli sportivi, a cui è molto affezionato.

«Il vescovo mi ha spiegato che ha fatto questa scelta anche per questo motivo. Brentonico è una realtà grande ma non così tanto da impedirmi di muovermi nell'ambito sportivo, visto che ci sono anche le Olimpiadi alle porte», spiega.La notizia è arrivata comunque inaspettata.

«É stata una sorpresa - commenta - ne avevamo parlato con il vescovo e da una parte sono contento di riavvicinarmi a casa. Gli sono riconoscente per questo.

La mia famiglia è ad Ala, ma ho la nonna ospite alla Casa riposo di Brentonico, la zia a Castione e molte altre persone che conosco lì.

Ricominciare in una zona vicino a casa è stimolante. Un po' di paura però ammetto che ce l'ho: un conto è conoscere le zone e i parenti, un conto è affrontare il territorio a livello pastorale.

A quarant'anni un cambio di questo tipo significa un po' riprendersi in mano la vita, è giusto anche impegnarsi di più a quest'età».

Don Daniele però, nonostante l'incognita di questo nuovo servizio, può già contare su una rete di amici: «Ho una bella schiera di sacerdoti a cui chiedere aiuto e consiglio: da quello di Avio, don Luigi Amadori, che è stato mio decano ad Arco dove ho mosso i miei primi passi da prete, a don Alessio Pellegrin che è parroco ad Ala ed è stato mio compagno di scuola e di studi. Anche con don Nicola Belli abbiamo studiato insieme e arriverà a Mori anche lui in autunno. Insomma, tornano i quattro vicariati», ride don Daniele.

Pensando al nuovo capitolo della sua vita che inizierà in autunno non nasconde la nostalgia che proverà per la val dei Mocheni: «Undici anni sono tanti, ma sono volati e sono andati bene. Almeno, così mi dicono e lo vedo nei messaggi che mi arrivano in questi giorni. Anche sui social, da una parte vedo le lacrime per questa partenza e dall'altra i cuoricini ed i benvenuto della gente che mi aspetta. Tanti sentimenti diversi, insomma. Spero davvero di essere all'altezza, pur essendo piccolino», ironizza don Daniele.

In val dei Mocheni don Daniele ha instaurato tanti rapporti in un decennio di servizio pastorale. «Salutare gli anziani ed i malati sarà la parte più difficile. Le persone con cui si è collaborato in tutto questo tempo».

Ma anche l'ambiente in cui arriva è attivo: «So che è una zona viva e ricca di stimoli anche in questo senso, Brentonico». Ha già ricevuto tanti messaggi don Daniele. Dal mondo della Chiesa ma non solo. «C'è il mondo della Chiesa ma c'è anche il resto del mondo - continua - . A me piace fare come don Camillo, parlare con tutti e andarci d'accordo».

Di fronte a questa immagine scappa una battuta: «Don Daniele, a Brentonico manca anche il sindaco in questo momento - gli diciamo - può candidarsi anche per questo ruolo visto che arriverà in autunno?»

«Aiuto! Meglio di no. Ma so che anche l'ambiente sociale è fertile e ci sono tante storie che mi legano a questo nuovo posto. Due dei miei professori di filosofia sono di Brentonico, ad esempio. Sono contento di rimettermi in gioco. Partire, lasciare un posto, è un po' morire, lasciarci un pezzo di cuore. E questo è comunque un bene perché vuol dire che ci si è voluti bene. E dall'altra... recupererò, troverà altra gente con altre storie e altri cuori».

comments powered by Disqus