«Vallotomo, no ad appoggi pelosi» Mori, la Tribù prepara nuove proteste

di Andrea Tomasi

Si sentono soli contro tutti: contro i partiti di governo e contro una fetta delle opposizioni. I cittadini della «Tribù delle Fratte» che si oppongono alla realizzazione della «trincea con parete», per realizzare la quale sono stati distrutti i terrazzamenti di Mori, continuano la protesta.

VIDEO E FOTO

E ogni giorno vanno alle fratte a documentare la prosecuzione dei lavori, approvata dalla giunta del sindaco Stefano Barozzi e dalla Provincia.

 

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LA CONTROPROPOSTA

«Il progetto esecutivo elaborato dai geologi incaricati dal Comitato “Da vicolo a vicolo” dimostra in modo inequivocabile ciò che sosteniamo da mesi: si poteva e si può togliere il pericolo del diedro in pochi giorni (un mese al massimo) e poi procedere a una messa in sicurezza dell’abitato in armonia con l’ambiente.

Invece di questo, dopo più di 60 giorni di lavori abbiamo le fratte spianate con la popolazione e gli operai ancora più a rischio di prima.

L’indelebile ferita che hanno procurato al territorio è l’altra faccia del colpo che hanno inferto agli animi di chi è nato e cresciuto in quei luoghi coltivati con tenacia e con sudore per generazioni».

LA TRIBÙ: «NO AD UN SOSTEGNO PELOSO»

E ancora: «All’interno di questo coro, da qualche tempo al Pd si sono associate anche certe forze politiche di minoranza.

Ma la nostra tribù ha sempre rivendicato la propria autonomia da partiti e movimenti politici, sa parlare per se stessa e non si fa certo condizionare da appoggi pelosi e da interessate prese di distanza.

Se a qualcuno dobbiamo spiegazioni di scelte e proposte, queste sono le centinaia di persone che hanno partecipato alla protesta contro il vallo tomo e con cui abbiamo condiviso un’esperienza straordinaria per Mori e non solo».

PROTESTE CONTESTATE

Ciò che politici e giornali spacciano per “fuga in avanti” o per “forzatura” di questo o quel gruppo è invece il risultato di proposte e scelte maturate e condivise in assemblea. Così è stato per

Il senso del blocco del traffico di sabato 25 febbraio - spiegano - era: «Se è normale distruggere le fratte, blocchiamo la normalità». «Così è stato per la terra sparsa dentro e fuori il Consiglio comunale il 27 febbraio: “Siamo venuti a riportarvi un po’ delle vostre macerie” (la terra della resistenza contro il cemento dell’arroganza). Così è stato per le recinzioni del cantiere divelte collettivamente domenica 5 marzo: “Dopo 60 giorni di lavori siamo più insicuri di prima. Avete distrutto le fratte per niente”. Azioni che può definire “violente” solo chi confonde ad arte non-violenza e legalità».

Per martedi 14 marzo, alle 20.30 presso l'Auditorium di Mori in via Scuole, è stato fissato un nuovo incontro pubblico.

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