Scambio gastronomico fra residenti e profughi

Sulle note di Lucio Battisti, mischiate alle canzoni più popolari del Bangladesh, si è aperto ieri il pranzo organizzato alla Locanda delle Tre Chiavi

di Francesca Candioli

Sulle note di Lucio Battisti, mischiate alle canzoni più popolari del Bangladesh, si è aperto ieri il pranzo organizzato alla Locanda delle Tre Chiavi, dove i 17 nuovi abitanti del paese e diversi iserotti si sono ritrovati assieme per gustare alcuni piatti tipici di entrambe le cucine, trentina e bengalese. Piatti di riso basmati al pollo accompagnati dal Marzemino. È questa l'arma della pace e della convivenza, secondo Sergio Valentini, titolare della Locanda Tre Chiavi ed ideatore dell'iniziativa: «La conoscenza passa attraverso il cibo, e per noi ristoratori è ancora più facile, ma si possono organizzare tante altre occasioni per entrare in contatto con i nuovi arrivati».

Diciassette bengalesi tra i 18 e i 39 anni, tutti con storie differenti, sbarcati a Lampedusa quattro mesi fa ed ospitati da fine gennaio, proprio sopra la Locanda delle Tre Chiavi, da un affittacamere della zona. Il mangiare assieme, da sempre, accomuna e fa pensare meglio, non a caso anche nelle grandi trattative internazionali gran parte delle decisioni viene pensata stando seduti a tavola.

Così a Sergio Valentini è venuta questa idea poco dopo la prima riunione di gennaio in cui si informava la popolazione dell'arrivo dei 17 bengalesi. Un incontro che aveva spaventato diversi iserotti, e aveva rischiato di generare la stessa situazione che inizialmente si era creata a Borgo Sacco, quando alcuni cittadini si erano presentati in massa davanti all'ex Cral per protestare contro la scelta dell'amministrazione di ospitare alcuni profughi all'interno della struttura in vista del periodo invernale.

«L'integrazione è un processo lento - spiega Enrica Rigotti, sindaca di Isera -, ed iniziative come quella di Valentini sono una buona occasione per smuovere un po' le acque. Solo la conoscenza dell'altro può sconfiggere l'indifferenza, ed il nostro obiettivo è proprio quello di creare dei legami con i nuovi arrivati». Legami che già si pensa di stringere anche coinvolgendo le associazioni del paese, alle quali verrà chiesto di far partecipare alle loro attività i 17 richiedenti asilo che, per legge, non possono firmare contratti di lavoro. Anche se intanto fanno quello che possono, come aiutare a preparare la piazza lo scorso Carnevale o andare ogni mattina a Marco ad imparare a coniugare i verbi italiani. L'unica cosa certa, per loro, è che al momento non possono più tornare a casa, in Bangladesh, perché perseguitati per vari motivi politici e religiosi.

«Un uomo va sempre aiutato nell'emergenza, ma una volta finito il periodo previsto in attesa di ottenere l'asilo, qualora quest'ultimo non venga riconosciuto, questi 17 bengalesi si ritroveranno clandestini dal giorno alla notte» spiega la sindaca, decisa a scrivere al governo, come Consiglio comunale di Isera, affinché si definisca meglio una legge non proprio trasparente. «Non c'è chiarezza su come questi percorsi di richiesta di asilo politico debbano finire. La legge è monca in tal senso, e dunque come Comune, anche se piccoli, chiederemo a Roma di intervenire» ha aggiunto Enrica Rigotti.

A partecipare al pranzo c'erano anche i ragazzi di Radio Banda Larga Rovereto che hanno movimentato la giornata, raccontando quanto stava succedendo in questo angolo del Trentino, e dando la parola anche ai bengalesi più giovani. E chissà, visto che Radio Banda Larga è ascoltata non solo in tutta Italia, ma anche all'estero, se qualcuno in Bangladesh sarà riuscito ad intercettare la loro voce.

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