Besenello mette da parte la paura e abbraccia Mamoud e Cheick

di Renzo Moser

Di profughi, migranti e accoglienza, in queste ultime settimane, si è scritto molto. E molto spesso si è scritto di polemiche, contestazioni, proteste delle comunità destinate ad ospitare questi giovani in fuga dalla guerra e dalla miseria. E di paure, soprattutto.

Stavolta scriviamo una storia diversa. Siamo a Besenello. È qui che si è concluso, per ora, il «viaggio della speranza» di Mamoud e Cheick. Sono partiti da lontano, dal Mali, nell’Africa subsahariana, hanno attraversato la Libia, sfidando la sorte in un paese fuori controllo e in balia della violenza di bande armate che si contendono il controllo del territorio e i ricchi traffici di uomini.

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Dalle coste della Libia, in qualche modo, hanno raggiunto l’Italia, in un viaggio che ha portato alla morte tantissimi come loro. Giunti in Italia sono stati dirottati in Trentino, perché facevano parte della «quota» di profughi che spettava alla nostra Provincia (ormai ci stiamo abituando a parlare di «quote» di migranti, come se parlassimo di un qualche materiale da smaltire). Sono stati prima a Marco di Rovereto e poi a Castelfondo.

Adesso sono a Besenello: ci sono arrivati l’altra sera, in un appartamento messo a disposizione dal Comune e gestito in convenzione con la Comunità di Valle. Fin qui tutto normale, un esempio di organizzazione che funziona. Ma non è solo questo. In più c’è l’accoglienza che la comunità di Besenello ha riservato a Mamoud e Cheick. A Besenello hanno messo da parte la paura per dare spazio all’accoglienza. Mamoud e Cheick sono stati ricevuti, come racconta il Cinformi sulla propria pagina Facebook, «come cittadini, come amici, come persone particolarmente bisognose non di controllo, ma di cura e attenzione».
Soprattutto, la comunità di Besenello ha fatto una cosa che dovremmo fare tutti, prima di parlare: ha ascoltato. «La comunità, che ha ascoltato con grande rispetto il loro vissuto e conosciuto a fondo i dettagli del progetto di accoglienza in Trentino, aveva già colto, prima di qualunque spiegazione, il senso pieno della parola accoglienza. Un vero e proprio abbraccio che la Sala Anziani, gremita di cittadini, rappresentanti delle associazioni, parroco, autorità comunali e della Comunità di Valle ha regalato ai due profughi maliani».

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«Besenello - spiega il sindaco Cristian Comperini - conferma la propria tradizione di solidarietà. Questa ospitalità nasce anche da un percorso di dialogo, confronto e riflessione che ha coinvolto cittadini, associazioni e Comune e altre istituzioni e che ha consentito di superare le strumentalizzazioni che colpiscono il tema dell’accoglienza».

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