Licenziamento illegittimo all'asilo

Il tribunale i Rovereto si è dovuto occupare della scuola d'infanzia di Avio. Gestita dall'associazione Amici dell'asilo - in cui sono rappresentati di diritto anche Comune e Parrocchia - la struttura si era avvalsa del lavoro di una impiegata. Alla scrivania la giovane è rimasta dall'aprile 2001 all'agosto 2013 quando il rapporto di lavoro si è interrotto. Da qui la scelta di lei di fare causa: il giudice le ha dato ragione, il licenziamento è stato illegittimo.
Ma andando con ordine. La giovane ha iniziato a lavorare all'asilo nell'aprile 2001, prima in forza di un contratto d'opera professionale, poi con un contratto di co.co.co e poi con una serie di contratti a progetto. I problemi sono arrivati nel 2013, appunto: a pochi mesi dalla scadenza naturale dell'ultimo contratto, le è stato detto che non le sarebbe stato rinnovato. Una lettera in cui le sono stati addebitati una serie di inadempimenti. Da qui la decisione da parte della giovane di ricorrere al giudice del lavoro. Perché, secondo il suo legale, quella lettera integrava la fattispecie del licenziamento ingiusto. Inoltre la giovane ha sostenuto che il suo rapporto di lavoro, indipendentemente dalla tipologia dei contratti, era quello di un dipendente, e quindi ha chiesto le contribuzioni che non erano state versate nel corso degli anni. Di tutt'altro avviso, naturalmente, l'associazione «Amici dell'asilo».
A decidere la controversia è stato il giudice del lavoro Michele Cuccaro. Che ha ritenuto effettivamente sussistere un rapporto di lavoro di tipo subordinato, ma non dal 2001, bensì dall'ultimo contratto firmato (per cui il giudice ha condannato l'associazione a pagare la tredicesima). I precedenti contratti invece non sono stati valutati: la giovane avrebbe dovuto impugnarli all'epoca. Quanto al licenziamento (perché di questo, ha chiarito il giudice, si è trattato) è stato illegittimo: la giovane non ha avuto nemmeno la possibilità di rispondere agli addebiti. Da qui la condanna dell'asilo: o l'impiegata sarà riassunta, oppure le dovrà essere versata un indennità di poco meno di 2.500 euro.

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