Bypass / Le analisi

Tav, inquinamento dei terreni Sloi e Carbochimica, ecco i dati dell'Appa: ma cosa ci dicono?

I veleni ci sono, in alcuni casi centinaia di volte oltre il limite. Si va verso un duplice canale, con un «progetto esecutivo parte A» già autorizzato, ed un «progetto parte B» nella zona rossa per inquinanti

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di Domenico Sartori

TRENTO. Appa ha pubblicato ieri i dati dettagliati sull'inquinamento delle acque di falda di Trento nord dove insiste il Sin (Sito di interesse nazionale) delle aree ex Sloi ed ex Carbochimica. I lavori del bypass all'imbocco nord (progetto esecutivo parte A), in zona ex Scalo Filzi, erano già stati sdoganati dal recente decreto del Mase (Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica) che ha fatto proprio il parere sulla verifica di ottemperanza delle prescrizioni poste dalla stessa Appa.

Tav, inquinamento dei terreni Sloi e Carbochimica, ecco i dati dell'Appa: ma cosa ci dicono?

C‘era molto attesa per i risultati delle indagini dell’Appa sulle aree inquinate di Trento Nord, in relazione ai lavori di realizzazione del bypass ferroviario. Ecco cosa ne è uscito.

L'incertezza rimane per la progettazione esecutiva parte B: il tracciato verso nord, che intercetta l'area sotto sequestro all'altezza del cavalcavia Caduti di Nassiriya e le due aree Sin. I dati confermano che è meno problematica la situazione dell'ex Sloi. Qui, alla fine, è un problema di costi (enormi) per la bonifica, se si procederà con esproprio.

Sul lato est (via Brennero) vi sono picchi estremi, puntuali, di inquinamento da idrocarburi. Ad esempio, nel piezometro 253/PBO, in area inquinata, il Benzene arriva a 187 microgrammi per litro nel prelievo fatto il 13 ottobre 2022, mentre il limite di posto dall'Istituto superiore della sanità è 1.

Al direttore generale del dipartimento enti locali, agricoltura, ambiente e cooperazione della Provincia, Roberto Andreatta, e all'ingegner Gabriele Rampanelli, dirigente del servizio autorizzazioni ambientali di Appa, abbiamo posto alcuni quesiti. Ecco le loro risposte.

Alla luce dei dati pubblicati, cosa emerge? Dalla chiusura della fabbriche inquinanti (anni '70 e '80) la situazione è peggiorata o migliorata? «La situazione della falda è migliorata. Si vedano a tal proposito i dati raccolti nel piezometro 244 (1A), a valle della barriera idraulica, che mostrano un netto miglioramento passando - ad esempio - da un contenuto di naftalene di 5.500 microgrammi per litro a valori stabilmente inferiori a 5 microgrammi/l (limite indicato da Istituto superiore di sanità).

Nulla di nuovo nei dati pubblicati, perché il "faro" acceso dal bypass ha solo evidenziato il problema acclarato, quello della falda in area "rossa" secondo Pguap (Piano generale di utilizzo delle acque pubbliche, ndr), che significa interdizione all'utilizzo di quelle acque, profilo del quale possiamo solo "ringraziare" la cultura industriale (con annessi e connessi, lavoro benessere ma anche malattie e una eredità pesante nei terreni odierni) che dai primi Novecento ha caratterizzato il fondovalle».

La barriera idraulica ha captato le aree inquinate della ex Carbochimica. Perché non ne è stata fatta una anche a valle della ex Sloi? «Al momento della realizzazione della barriera idraulica sulla ex Carbochimica non vi erano evidenze particolari di problemi alla falda esterna alla ex Sloi dovuti all'inquinamento da piombo. Solo con il monitoraggio e la individuazione dei limiti per alcune specie di piombo organico da parte del Ministero nel 2017-2018 è emersa la problematica che ha portato Appa ad effettuare analisi specifiche presso il confine sud e a segnalare i superamenti al competente Ministero dell'ambiente, che è poi intervenuto con la nota ordinanza del 2020. Per quanto riguarda una barriera idraulica alla ex Sloi, questa sarà l'approdo naturale considerando che il Mase, ricevuti i dati pubblicati oggi, avrà elementi necessari per dare seguito all'ordinanza del 2020 imponendo la suddetta misura di sicurezza ai proprietari».

Corrisponde al vero che Rfi intende realizzare una nuova barriera idraulica all'ex Carbochimica? E se sì, perché visto che si dichiara che quella installata dal 2001 funziona?

«Non è stato mai imposto di realizzare una nuova barriera alla ex Carbochimica. L'impianto attuale della barriera idraulica della ex Carbochimica risale all'inizio degli anni 2000. Vista l'età dell'impianto, Appa ha richiesto già nella fase di Via nazionale di efficientare l'impianto. In sede di progettazione degli interventi di bypass è previsto da Rfi lo spostamento della palazzina con i filtri dell'impianto barriera. Contestualmente potranno essere valutati eventuali ammodernamenti».

Per il bypass, alla luce dei dati sull' inquinamento in falda, si accelera la ripresa dei lavori di cantiere a nord all'imbocco nord? «Il progetto esecutivo parte A è già stato autorizzato dal Mase. Siccome stiamo dentro un'area delicata, "rossa" per il Pguap, è richiesto un progetto esecutivo dettagliato per la parte B: un progetto che certamente non è validabile in pochi giorni».

I 2 milioni di euro della finanziaria dello Stato per i due gruppi di lavoro sulla bonifica e il futuro di Trento Nord che fine hanno fatto? Quando i due gruppi saranno operativi? L'ipotesi messa in sicurezza, anziché bonifica della Carbochimica, è all'ordine del giorno? Ed è confermata la volontà di esproprio con conseguente bonifica della ex Sloi?

«È stata disposta l'entrata al bilancio provinciale di 1 milione di euro sul 2024 dopo il decreto del 15 febbraio scorso, e l'assessore Zanotelli ha incontrato i vertici del Mase per la costituzione del gruppo di lavoro nei giorni scorsi. In questa prima fase ci si concentra sul fornire i dati, tra cui quelli odierni, al Ministero per i provvedimenti legati alla messa in sicurezza avendo cura di non sostituire l'azione pubblica a quella privata, ma con l'Avvocatura distrettuale si analizzeranno in ogni caso scenari alternativi in caso di inerzia».

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