Sport / Il caso

Centro Trilacum, l'Asuc di Vigolo Baselga ribatte: «Dal Comune mai arrivata una proposta attuabile»

Il presidente Franceschini: «La proprietà è nostra, e per legge non la possiamo regalare o alienare. Intanto stiamo facendo la manutenzione, ma la struttura così com’è non è neanche a norma»

di Gigi Zoppello

VIGOLO BASELGA. In dicembre il Centro Trilacum era finito sull’Adige (e su tutti i siti e social trentini) perché nel campo da calcio pascolavano le pecore. Ieri per un articolo dell’Adige che (giustamente) ricordava ancora una volta lo sfacelo della struttura, chiusa da anni. Ma il presidente dell’Asuc di Vigolo Basilea, Flavio Franceschini, sarebbe anche stufo di dire sempre le stesse cose, che poi sono due e molto semplici.

Primo: il centro sportivo fu costruito senza “titolo di occupazione” su una proprietà dei censiti di Vigolo Baselga, e c’è una sentenza chiara che lo dice. Secondo: il centro sportivo è completamente fuori norma, ed anche se si aprissero i cancelli, nessuno potrebbe entrarci né usarlo. E se vogliamo aggiungere un altro capitolo (numero 3): l’Asuc non può, per legge, “regalarlo” a nessuno, nemmeno al Comune di Trento che peraltro “non ci ha mai fatto una proposta scritta, e sono passate sei conciliatore e quattro sindaci”. E’ chiaro sto fatto?

Presidente Franceschini, tutto nasce da molto tempo fa…

La storia è iniziata quando la comunità di Vigolo Baselga, con un referendum popolare, si è costituita in Asuc, amministrazione separata degli usi civici. Ed ha deciso di gestire le proprie proprietà, i beni collettivi. Ci siamo accorti subito che c’erano delle incongruenze. Cioè che il Centro sportivo non era mai stato sgravato dall’uso civico. E quindi è ancora di proprietà della comunità di Vigolo Baselga. Il Trilacum è stato costruito senza consultare i proprietari dei terreni, in maniera impropria, hanno fatto una cessione, costruendo su una proprietà altrui, ma senza averne il titolo di occupazione.

Quindi il ricorso giudiziario.

La prima sentenza venne nel 2011, era una sentenza salomonica del Tribunale di Trento, ma noi la impugnammo perché secondo noi non diceva chiaramente che la proprietà era nostra. Andammo all’Appello a Roma, dove è stato chiaramente confermato che la proprietà era nostra.

Da allora, avete avviato contatti con il Comune e le società sportive?

Sì, ma c’è da sottolineare che noi abbiamo passato sei legislature e quattro sindaci, e nonostante questo abbiamo ancora qua la questione da risolvere. La cosa sarebbe molto semplice, basterebbe che il Comune di Trento trovasse un accordo con noi, sulle nostre proposte fatte, anche scritte. Il Comune però, fino ad oggi, non ci ha mai fatto una proposta scritta che abbia un senso.

Prima di tutto, noi non possiamo regalare le nostre proprietà, per una questione non solo di coscienza, ma per legge. Noi dobbiamo solamente tramandare e custodire i beni, ma non possiamo assolutamente regalare al Comune le proprietà, perché non ce lo permette la legge.

Inutile che che il comune di Trento continui a dirci “regalateci l’area che noi facciamo i lavori”. Il Comune, verso la comunità di Vigolo Baselga, dovrebbe essere in ogni caso attento. Sarebbe una cosa normale fare ad esempio i parcheggi che non ci sono, o l’autobus urbano che non c’è dal 1969, o intervenire per una statale che ci sta uccidendo dove passano 30 mila mezzi ogni giorno in mezzo al paese. Ma con la scusa che sono in trattativa con noi, tergiversano.

E’ vero che la struttura non è neanche a norma?

Eh, purtroppo è vero. Dovremmo trovare una soluzione anche su questo, il fatto che noi non possiamo aprirlo e darlo in gestione ad una società sportiva, e qui abbiamo la Trilacum, non possiamo più darlo perché le strutture non sono più a norma. Per cui dovremmo spendere noi dei soldi che non abbiamo per sistemare delle situazioni fatte dallo stesso Comune.

Comunque voi state spendendo dei soldi per la manutenzione?

Sì esatto: l’articolo dell’Adige riportava che ci sono ramaglie sulla pista, ma è ovvio: è il risultato dei lavori che stiamo facendo. Abbiamo tagliato delle piante che erano pericolose per l’elettrodotto, e quelle più vicine alle strutture. Un lavoro non da poco, centinaia di metri cubi di legname anche solo per sistemare le piante più a rischio. Non abbiamo i soldi per mettere a norma la palazzina, ma almeno la parte esterna la teniamo in ordine.

Adesso con la primavera taglieremo l’erba dei tre campi da calcio e faremo i lavori alla famosa area del parco giochi per i bambini.

Più di così, però, noi non ce la facciamo a fare.

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