Sanità / L’appalto

Per il Cup da 105 milioni Gpi e Cla sono di nuovo in gara: la contesa per la gestione del servizio

Due cordate per aggiudicarsi l’organizzazione del Centro Unico di prenotazione del Trentino per 6-9 anni. La seconda fa capo a Exprivia. Clausola sociale per gli addetti in vista, un accordo sindacale per evitare la delocalizzazione 

IL CASO "Migrazione digitale" del sistema sanitario, 10 ore senza Cup

di Domenico Sartori

TRENTOGpi spa è di nuovo in gara, ed era praticamente scontato, per il mega appalto del Cup (Centro unico di prenotazione) del Trentino. Il 19 marzo l'altro la presentazione delle offerte, il 19 marzo pomeriggio la prima seduta di gara per la valutazione preventiva dei documenti presentati dalle ditte.

Sono due i raggruppamenti che si sono messi in gioco per gestire il "Servizio di gestione integrata multicanale delle interazioni con gli utenti dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento". Il primo riproduce l'accoppiata uscente: Gpi spa (il colosso dell'informatica sanitaria controllato dalla famiglia Manzana e quotato in Borsa), in qualità di capogruppo, e Consorzio Lavoro Ambiente. Il secondo raggruppamento temporaneo è formato da Exprivia spa di Bari (capogruppo), A Capo società cooperativa di Roma ed Exprivia Projects srl, pure di Roma. Verificate le due offerte presentate ed ammesse alla gara, sarà a breve nominata la commissione per valutarle: l'offerta tecnica pesa per 85 punti su 100.

Il mega appalto.
Il valore complessivo dell'appalto è pari a 105,66 milioni di euro (Iva esclusa) di cui 54,17 milioni a base di gara per il periodo contrattuale di sei anni soggetto a ribasso: il valore complessivo considera le opzioni di proroga che portano a nove anni la durata del contratto. Durata che ha un obiettivo: favorire la massima partecipazione degli operatori economici, vista la massa di risorse in gioco, e ridurre l'impatto organizzativo e sui processi primari di cura del paziente e di gestione aziendale che ogni cambio di appalto comporta. La proroga di tre anni, inoltre, consente di verificare l'allineamento ai prezzi di mercato, le innovazioni intervenute e gli eventuali aggiornamenti.

La clausola sociale.
La stima del costo della manodopera (con riferimento quello delle imprese dell'industria metalmeccanica privata e della installazione di impianti) è di 44,29 milioni di euro nei sei anni (l'82% dell'importo a base di gara). Il bando chiarisce che le prestazioni contrattuali non possono formare oggetto di ulteriore subappalto, date la complessità e la delicatezza del servizio e l'esigenza di garantire una seria tutela della condizioni di lavoro. La presentazione delle offerte sarebbe dovuta avvenire il 14 febbraio, ma è stata posticipata al 18 marzo in ragione della necessità, sollecitata con forza da Fiom Cgil, di modificare il bando.

C'era infatti il rischio della esternalizzazione del lavoro del call center fuori provincia. Il presidio sindacale ha trovato la disponibilità dell'assessore alla salute, Mario Tonina, che si è tradotta in una mozione unanime del consiglio provinciale, per impegnare l'Azienda sanitaria a "ritoccare" i criteri di appalto. La clausola sociale prevista, trattandosi di un servizio ad alta intensità di manodopera, tutela la continuità dei rapporti di lavoro in caso di subentro di un nuovo appaltatore, con la previsione dell'obbligo di assunzione degli addetti al call center e agli sportelli impiegati nel precedente appalto.

Le addette in periferia.
Vi sono gli addetti agli sportelli, per il ritiro referti, fare cassa, dare informazioni. Ed è personale che non può essere delocalizzato a Tirana o altrove. Ma sui 237 addetti complessivi, 140 sono quelli del call center. E per questi si è mobilitato il sindacato, oltre che per garantire chi lavora (occupazione femminile) dagli angoli periferici del Trentino: 25 a Zuclo (oggi tramite subappalto ad Ascoop di Tione), 6 ad Ossana, 5 a Luserna, 2 a Castello Tesino.

Del resto, che senso ha fare gli stati generali della montagna, invocare politiche di contrasto alla spopolamento, se poi i mega appalti non evitano la delocalizzazione? «Un passo avanti è stato fatto con la modifica del bando» riconosce Michele Guarda, segretario di Fiom Cgil del Trentino «chi subentra dovrà assumere tutto il personale e, successivamente, se intende delocalizzare, farlo attraverso un confronto sindacale. Vediamo chi si aggiudica l'appalto. Noi siamo pronti a lottare, per blindare, con un accordo sindacale, i posti di lavoro in Trentino».

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