Trento / Il caso

Cinema Roma, destino segnato per la Soprintendenza: «L’edificio non è degno di tutela»

Non sono stati trovati elementi di pregio architettonico né un valore identitario tale da salvare l’immobile di corso Tre Novembre. Ora la Commissione edilizia del Comune non ha elementi per bocciare la richiesta dei proprietari, che vogliono realizzare due piani interrati di parcheggi e 12 alloggi

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di Franco Gottardi

TRENTO. Rischia di sfumare il tentativo di salvare il Cinema Roma di corso Tre Novembre. La Soprintendenza per i beni e le attività culturali ha infatti comunicato lunedì 4 marzo il proprio parere negativo rispetto alla presenza di elementi degni di tutela.

Non è stata rilevata né la presenza di elementi di particolare pregio architettonico né la necessità di preservare la destinazione d'uso a cinematografo per rilevanza storica o culturale. E dunque il destino del cinema, una delle tre sale storiche rimaste in città dopo l'abbattimento dell'Astra di Corso Buonarroti, appare segnato.

Proprio come successo all'Astra la proprietà dell'edificio che ospita il Roma ha presentato un progetto che prevede l'abbattimento con ricostruzione. L'idea è di realizzare due piani interrati con un totale di 120 posti auto, venti dei quali pertinenza dei dodici appartamenti che si vogliono realizzare fuori terra. Alla Soprintendenza si era rivolta la Commissione edilizia del Comune dopo che si è ritrovata sul tavolo questo progetto. Nelle scorse settimane era stato effettuato un sopralluogo per valutare in particolare la parte architettonica.

L'edificio di corso Tre Novembre è stato realizzato nel 1934 ed inizialmente era un deposito di materiali da costruzione. La trasformazione in cinema è degli anni Quaranta del secolo scorso ed una ristrutturazione pesante risale agli anni Settanta, quando era stata trasformata la sala da proiezione ed era stato ridisegnato il corridoio d'ingresso. Nel corso del sopralluogo non sono stati però rinvenuti elementi degni di tutela architettonica. C'è poi una seconda valutazione della Soprintendenza che riguarda la sfera immateriale.

«Non si ravvedono elementi commutativi in termini identitari attinenti la sfera della cultura e dell'industria culturale» scrive il soprintendente Franco Marzatico alla Commissione edilizia. Che tradotto significa che la vicinanza al centro storico, l'alta frequentazione del cinema in termini numerici e il ruolo di promozione culturale per la città non sono elementi sufficienti per fare del Cinema Roma una presenza con identità così forte e radicata da essere di per se degna di tutela. Prevale insomma l'interesse privato dei proprietari, che nei mesi scorsi hanno disdetto il contratto di affitto con la Cineworld, storico gestore della sala, per perseguire il proprio progetto immobiliare.

La notizia della possibile scomparsa del Cinema Roma aveva provocato rammarico e una mobilitazione importante, con quasi 16.000 persone che a lunedì pomeriggio hanno sottoscritto l'appello lanciato da Massimo Lazzeri, titolare della Cineworld, a salvare questo «patrimonio culturale». Lazzeri aveva ipotizzato anche una sottoscrizione pubblica o il lancio di una cordata per acquistare il palazzo preservandone la destinazione. Ma con oltre 120 posti auto progettati in una zona affamata di parcheggi e 12 appartamenti da mettere sul mercato il prezzo di un acquisto alternativo rischia di essere proibitivo.

Ora la Commissione edilizia, con il parere della Soprintendenza, è chiamata a decidere sul progetto e non sembrano esserci elementi che possano impedirne l'approvazione.

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