Trento / Il caso

Montevaccino, bimbi e ragazzi privati del campo sportivo dopo il passaggio di gestione dal Comune all'Asis

Estromessa l'Unione sportiva locale, che da decessi era regolarmente incaricata di seguire l'impianto. Nella realtà quotidiana significa che ora il campo risulta chiuso a chiave, mentre prima era liberamente a disposizione quando non utilizzato dalle società sportive

di Giorgio Battocchio

TRENTO. È giunto il tempo, in vista delle vacanze scolastiche e la sospensione dei campionati di calcio, di riprendere il confronto tra Comune di Trento e l'Unione Sportiva Montevaccino.

Sul tavolo, i problemi legati alla gestione del campo sportivo del sobborgo, per anni affidata serenamente e con la soddisfazione di tutti, società, amministrazione e utenza, prima del cambio di rotta del Comune.

I problemi e i malumori sono iniziati quando il Servizio strade e parchi del Comune ha ritenuto di ritirarsi dalla cura dell'area sportiva del paese (comprende il campo da calcio in erba sintetica e i servizi accessori come magazzino e bagno) inaugurata il 23 settembre 2012 e da allora punti focali per le attività sportive e associative del paese.

Così le competenze amministrative sull'area sportiva nel settembre 2022 sono transitate all'Ufficio Sport del Comune che, per propria ammissione, non disponendo di risorse ha... passato la palla (la metafora calza a pennello) ad Asis.

Estromettendo così l'Unione sportiva dalla gestione ultra decennale e basata su regolari contratti, l'ultimo dei quali firmato in proroga il 12 gennaio 2022. Da quel giorno al marzo 2023 non è pervenuta alcuna comunicazione, riguardo all'interruzione di un sistema gestionale fino ad allora esemplare. Naturalmente Asis deve applicare le proprie regole e così il 21 marzo scorso - presente Claudio Alì direttore di Asis - viene messo il lucchetto alla struttura sportiva, garantendo temporaneamente solo le attività delle squadre giovanili della società.

Asis ha rilevato anche la registrazione e la regolamentazione per l'affitto a società sportive o amatoriali che richiedono l'utilizzo del campo da calcio, con il benestare del Comune che ha avallato il nuovo corso il 26 aprile. Una scelta dell'Amministrazione comunale non condivisa però da ragazzi e famiglie. Chiudere l'impianto rendendolo inaccessibile ai ragazzi del sobborgo (era liberamente a disposizione nei momenti sgombri da attività dell'Unione sportiva o di utenti prenotati) toglie di fatto alla comunità un importante centro di aggregazione.

I volontari (allenatori, giovani, anziani, membri del Circolo comunitario, alpini) che hanno curato e protetto la struttura per un decennio sono delusi e arrabbiati. Per capire l'attaccamento dei "montesi" alle strutture serve uno sguardo alla storia. La prima richiesta di un campo sportivo al Comune di Trento risale al 1964.

La prima Unione sportiva nasce nel 1974. Negli anni Novanta Gianni Pasolli, appassionato di calcio, decise di agire in prima persona trasformando un fondo arativo di sua proprietà in località Ròcol in un modesto ma efficace campetto da calcio per tutti i ragazzi del paese. Solo nel 2012 si è giunti all'inaugurazione dell'attuale struttura curata e coccolata dai volontari e dalle squadre locali. Una realtà gestita al meglio come in questi anni ha sempre confermato l'afflusso anche di gruppi di amici per fruire del campo. Ora con il passaggio ad Asis tutto cambia e l'amarezza, in paese e non solo, è figlia della sensazione che si sia voluto toccare un modello efficace andando a complicare inutilmente ciò che era semplice. Privando tra l'altro il paese di un polo aggregativo.

«Mi è stato comunicato dall'assessore Salvatore Panetta - dice il presidente dell'Us Montevaccino Mattia Pasolli - che non sarà così semplice riuscire a formalizzare un'apertura "libera e gratuita" del campo per i bambini del paese, anche prevedendo una sorveglianza da parte di qualche responsabile. Claudio Alì però si era dimostrato disponibile a questa ipotesi, per le fasce non prenotate (solitamente sempre almeno fino alle 16 e quasi sempre nei weekend), ipotizzando di poter concretizzare la cosa in un futuro contratto di custodia».

Si attendono sviluppi, per sbrogliare una matassa che nessuno in paese voleva ingarbugliare.

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