Sicurezza in città, «Daspo» da allargare

di Chiara Turrini

«Troppo limitato» o «esagerato», il Daspo urbano che sarà discusso in questi giorni dal consiglio comunale non sembra convincere minoranze e circoscrizioni.

Il provvedimento, contenuto nella legge Minniti, si applicherebbe in un’area proposta dalla giunta del sindaco Alessandro Andreatta dopo uno studio congiunto con questore e prefetto.

Ma il poligono che comprende piazza Dante, piazza Mostra, via Piave, via Briamasco e segue la ferrovia, ossia la cosiddetta «zona Daspo», non piace all’opposizione, che vorrebbe le stesse misure restrittive a garanzia della sicurezza estese a quartieri non adiacenti al centro storico. Il dibattito in sala consiliare, dopo la presentazione del piano ai capigruppo, si preannuncia accesso fin dalla sua vigilia. Diversi gli emendamenti e gli ordini del giorno, dalla Lega ai 5 Stelle passando per il Patt.

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«Siamo stati i primi ad inviare emendamenti - dice il pentastellato Andrea Maschio -. Il provvedimento è inutile, lo ha detto anche il sindaco. Spostare per 48 ore le persone da una piazza all’altra fa ridere i polli. Abbiamo comunque chiesto di allargare l’area, ora restano fuori licei, piazza Centa, le Manzoni...un elenco lungo di aree sensibili. Dobbiamo comprendere nel Daspo più zone possibili, poi ci diranno di tornare indietro se non si può. Il cittadino non si sente garantito. Però è un inizio, il fatto che finalmente si parli di fare qualcosa: Noi non siamo per la repressione ma i delinquenti vanno bloccati».

«Venerdì abbiamo presentato le nostre modifiche, perché è necessario allargare la “zona Daspo” estendendola ai quartieri di Cristo Re, San Martino e Gardolo - spiega la capogruppo della Lega Bruna Giuliani -. Siamo convinti che serva ampliare l’area lungo l’asta dell’Adige, com’è ora non ha senso, è troppo ristretta. Uno può spostarsi fuori dal Daspo semplicemente attraversando un sottopassaggio». Presidio delle forze dell’ordine e sanzioni più pesanti sono altre due richieste leghiste. Le multe comminate per il mancato rispetto del Daspo non superano i 900 euro. «A Gardolo ad esempio la situazione è sfuggita di mano da qualche tempo, prostituzione e droga favoriscono il degrado, e i nuovi arrivi non fanno che peggiorare il quadro - continua Giuliani - . La soluzione sarebbe fermare i nuovi ingressi in città, non vogliamo diventare un porto di mare. Misure diverse sono solo un palliativo».

Alberto Pattini, capogruppo del Patt in consiglio, punta invece sull’applicazione di un articolo in particolare della legge, ossia quello che riguarda le espulsioni. «Basterebbe far rispettare le norme: dicono che si deve espellere per una durata da uno a cinque anni una persona condannata - afferma - e tra l’altro se non lo si fa si commette il reato di omisisoni di atti d’ufficio. Presenterò un ordine del giorno per sollecitare sindaco e questore nell’applicazione della legge». Linea dura o niente: «Questo divieto che dura 48 ore è prendere in giro i cittadini e in questo modo si disincentiva la libertà di tutti ma in particolare delle donne, nessuno è sicuro. Inoltre ci rimette anche l’imprenditoria del centro».

Claudio Geat, presidente della circoscrizione Centro Storico, aveva chiesto all’amministrazione di «usare tutti i poteri anti-degrado, già con una delibera lo scorso aprile. Noi siamo d’accordo, non ci piove. Sappiamo che non è il toccasana, ma è l’unico strumento». Sull’allargamento invece, Geat ha ricevuto dal comitato di Piedicastello la richiesta per entrare nell’area Daspo, così come chiede il quartiere di San Martino. «La norma prevede dei vincoli, non si può far entrare tutti - continua il presidente -. San Martino risponde ai parametri: al di là di piazza Mostra c’è la scuola elementare “Sanzio”, l’asilo e il parco della Predara, per cui sicuramente è giusto che anche San Martino venga compreso. In ogni caso, anche per altre aree, riscontro che tutti vorrebbero che il proprio quartiere fosse sotto il Daspo ma per Piedicastello e altri quartieri sarà difficile».

C’è una voce fuori dal coro, ed è quella di Maria Grazia Zorzi, presidente della Circoscrizione di San Giuseppe e Santa Chiara. «Nei parchi della mia zona si sta creando un allarme ingiustificato - commenta interrogata circa il Daspo - perché non vediamo in realtà una situazione così grave come viene descritta. Nel parco Duca d’Aosta abbiamo sì qualche problema, ma si tratta di ragazzini che la sera fanno un po’ di baccano. Lo stesso alle Albere: hanno detto che le cose sono peggiorate negli ultimi tempi, ma ci passo tutti i giorni e non ho questa percezione. Certo, se c’è bisogna si deve intervenire, ma finora preferiamo la vivibilità dei parchi alla loro militarizzazione».


 

CHE COS’È E COME FUNZIONA

Il Daspo di solito è un provvedimento che resta confinato all’interno degli stadi o altre aree adibite ad eventi sportivi: il suo significato è infatti racchiuso nell’acronimo D.a.spo, ossia Divieto di Accedere alle manifestazioni Sportive, e colpisce tradizionalmente gli ultrà del calcio dagli spiriti più «caldi». Stavolta però il decreto firmato dal Ministro Minniti, poi diventato legge, si applica ai centri urbani, conferendo maggiori poteri ai sindaci per difendersi dal fenomeno dell’immigrazione illegale.

Il provvedimento, contenuto nel decreto Minniti ora convertito in legge, prevede l’ordine di allontanamento e divieto di accesso alla zona interessata dal Daspo urbano per la durata di 48 ore, e colpisce gli autori di comportamenti «lesivi dell’accessibilità e fruibilità delle aree pubbliche» individuate.

La lista degli atti considerati «lesivi» va dal danneggiamento dell’arredo urbano ai comportamenti contro l’incolumità delle persone, ad esempio il lancio di bottiglie o altri oggetti, ma c’è anche il bivaccare o occupare le panchine con atti contro la decenza, il decoro e l’igiene, salire su monumenti, fontane, cancellate, l’accattonaggio con modalità moleste, espletare bisogni fisiologici all’aria aperta, commercio senza licenza, consumare alcolici nelle aree giochi dei parchi. L’allontanamento sarà decretato anche per parcheggiatori abusivi e persone in evidente stato di ubriachezza.

Se il soggetto colpito dal Daspo urbano non rispetta l’obbligo di allontanarsi per 48 ore dall’area interessata, ecco che scatta una sanzione che può andare dai 300 ai 900 euro. In caso di recidiva, il questore potrà decidere di prolungare la durata del provvedimento fino a sei mesi o due anni in casi eccezionali.

La legge Minniti prevede anche il rito abbreviato nei giudizi sui provvedimenti di espulsione di cittadini stranieri per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello Stato e per motivi di prevenzione del terrorismo e istituisce centri di permanenza per i rimpatri.

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