Vandali, ubriachi e accattoni: scattano le espulsioni Il sindaco Andreatta: farò tutto il possibile Parte del centro è «zona Daspo», ma non via Brennero

Comprende tutto il centro storico e include naturalmente anche piazza Dante l'area proposta dalla giunta comunale come «zona Daspo» entro cui applicare le norme sull'ordine di allontanamento previsto dal decreto Minniti.

La mappa del territorio urbano in cui il sindaco potrà intervenire direttamente per far allontanare chi viola determinate regole è, secondo la proposta che Andreatta depositerà oggi e verrà discussa in consiglio comunale la prossima settimana, quella ricompresa tra piazza Dante, via Torre Verde, piazza Sanzio, via Bernardo Clesio, via dei Ventuno, piazza Venezia, Largo Porta Nuova, via San Francesco d'Assisi, Largo Pigarelli, un tratto di via Barbacovi, un tratto di via Brigata Aqui, via Piave, un tratto di Corso Tre Novembre, via Santa Croce, via Madruzzo, un pezzettino di via Giusti, via Rosmini, via Briamasco, via Bomporto, via Inama, via Tomaso Gar, via Canestrini, piazza Da Vinci, via Torre Vanga, cavalcavia di San Lorenzo.

Ci sono i parchi principali, piazza Dante, piazza Venezia e Santa Chiara, ma manca via Brennero, il viale della prostituzione.

Come previsto dal decreto convertito in legge le aree individuate per i Daspo urbani sono quelle che includono luoghi sensibili come scuole, università, musei, aree e parchi archeologici, complessi monumentali o altri luoghi di cultura o comunque interessati da rilevanti flussi turistici o adibite a verde pubblico.

Il perimetro è stato individuato nel corso di numerose riunioni tra sindaco, commissario del governo e questore da fino febbraio in poi e giovedì scorso il testo dei due articoli che verranno inseriti nel regolamento di polizia urbana comunale sono stati messi a punto definitivamente.

Ora spetterà all'amministrazione comunale dare il via libera oppure ampliare le aree sotto tutela, come sembrano intenzionati a chiedere alcuni gruppi politici che hanno preannunciato la presentazione di emendamenti durante la riunione dei capigruppo avvenuta ieri (vedi articolo sotto).

Ordine di allontanamento e divieto di accesso alla «zona Daspo» per 48 ore potranno colpire chi si renderà autore di comportamenti «lesivi dell'accessibilità e fruibilità delle aree pubbliche» individuate.

L'elenco degli atteggiamenti proibiti va dal danneggiamento dell'arredo urbano ai comportamenti lesivi dell'incolumità delle persone, come il getto pericoloso di bottiglie o altri oggetti; vietato anche bivaccare e occupare le panchine con comportamenti lesivi della decenza, del decoro e dell'igiene; colpito chi salirà su monumenti, fontane o cancellate e chi esercita l'accattonaggio con modalità moleste e chi fa i propri bisogni all'aria aperta invece che cercarsi un bagno; no al commercio su area pubblica senza licenza e colpita anche la reiterata violazione dei divieti di detenzione e consumo di alcolici nei pressi dei parchi gioco.

L'ordine di allontanamento potrà essere deciso, sempre all'interno dell'area individuata, anche nei casi di ubriachezza manifesta e di esercizio abusivo della professione di parcheggiatore.

«Tutto quello che dipende dal Comune voglio che venga fatto», ha detto con piglio deciso il sindaco nella riunione dei capigruppo. Ma anche Andreatta si rende conto che si tratta di interventi che danno un'arma in più per mantenere un po' di ordine e decoro ma che non possono certo essere risolutivi di un problema di ordine pubblico molto più ampio e, come è stato ripetuto da molti nel corso della riunione, caratterizzato da un'attività di spaccio di droga gestita dalla criminalità organizzata. Anche perché le armi in mano alll'amministrazione mostrano evidenti limiti.

Come ha spiegato il comandante della polizia municipale Lino Giacomoni nel caso il soggetto colpito da Daspo non dovesse ottemperare potrà essere colpito da una sanzione amministrativa compresa tra 300 e 900 euro; se anche questa non dovesse bastare, e sembra difficile ipotizzare che possa bastare e che molti pagheranno, il caso passerà nelle mani del questore che potrà prolungare il divieto di accesso fino a un massimo di sei mesi, estendibile eccezionalmente a due anni.

«Io comunque - ha ribadito con forza Andreatta - voglio fare la mia parte e voglio che tutti facciano la propria. Manderò tutti i verbali possibili al questore e chiedo anche l'aiuto e il sostegno del consiglio comunale».

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