Protesta dei migranti alla residenza Fersina Chiedono tempi più rapidi e altre strutture

Attimi di tensione questa mattina a Trento al centro di accoglienza per i richiedenti asilo nella ex caserma Damiano Chiesa, in via al Desert. Un gruppo di profughi, in stragrande maggioranza africani, hanno danneggiato la recinzione bloccando l’accesso ai volontari e al personale della Croce Rossa. Sul posto sono intervenute alcune pattuglie di polizia.

La protesta dei migranti alla residenza Fersina



All’origine della protesta, iniziata già ieri sera, ci sarebbe il nuovo regolamento per la convivenza all’interno della residenza. In sostanza i richiedenti asilo, un centinaio attualmente ospitati nella ex caserma, chiedono di essere trasferiti in strutture periferiche più adeguate.

Alcuni di loro dicono di sentirsi come in una prigione o in un campo di concentramento.

Sulla vicenda sono intervenuti il presidente Rossi e l’assessore Zeni:

«Nel campo della protezione internazionale il Trentino sta rispondendo a una precisa richiesta dello Stato con grande serietà e con la dedizione quotidiana di tutte le persone e di tutte le diverse realtà che compongono la rete dell’accoglienza. È paradossale che proprio qui, dove l’accoglienza viene gestita con serietà, vi siano alcuni migranti che non riconoscono – o non vogliono riconoscere – tale impegno. Manifestare un possibile disagio è certamente legittimo, ma inscenare proteste in contrasto con ogni principio di dialogo costruttivo e propositivo è inaccettabile».

Tre le ragioni della manifestazione: la richiesta di spostamento in alloggi sul territorio, la tempistica relativa alla valutazione delle domande di asilo da parte della Commissione territoriale e alcune rimostranze riguardo la compatibilità del cibo con le diverse tradizioni alimentari.

Nel corso di un incontro con i coordinatori responsabili della rete dell’accoglienza le ragioni dei manifestanti sono state ascoltate ma non sono state accolte; la protesta è quindi rientrata. «Va precisato che l’episodio non ha comportato particolari problemi di ordine pubblico. Tuttavia, le ragioni della protesta appaiono infondate e inaccettabili nel merito e nel metodo».

«Sappiano i protagonisti della protesta di stamane alla residenza Fersina – aggiungono Rossi e Zeni – che l’accoglienza comporta reciprocità, almeno sul piano del rispetto. Diversamente, i ‘vincoli morali’, e non solo, possono venire meno. Di fronte al dramma di persone in fuga da guerre, violenze e persecuzioni, ai migranti si chiede di saper cogliere e apprezzare gli sforzi profusi per favorire la loro serena e temporanea permanenza, la loro inclusione e la loro valorizzazione. Entrando nel merito delle motivazioni della paradossale protesta di stamane, va detto che il Trentino ha saputo ‘essere avanti’ attuando da tempo il principio di accoglienza diffusa di cui solo oggi si parla nel contesto nazionale. Non è tuttavia tollerabile che alcuni richiedenti asilo credano di poter pretendere in tempi brevi una sistemazione sul territorio diversa dalle più ampie strutture del capoluogo. Questo rappresenta certamente un obiettivo del progetto ma non può e non deve essere una pretesa da parte delle persone accolte. Per quanto riguarda la domanda d’asilo, in Trentino più che altrove valorizziamo il margine di attesa del responso della Commissione territoriale nazionale, sulla cui tempistica non possiamo intervenire. Per quanto riguarda i pasti,  si fa il possibile per rispettare le diverse abitudini alimentari; pretendiamo però che tale rispetto, in questo e in tutti gli altri ambiti dell’accoglienza, sia assolutamente reciproco».

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