Samba, da profugo a bomber dei Solteri

Dal Mali a Trento: scappato con il padre morto nel deserto libico, è giunto in Italia con un gommone. A Trento è tornato a vivere

di Laura Galassi

Ogni sera al campetto Bonetti di via Lunelli a Trento Nord uno stuolo di bambini impara a giocare a calcio: gli allenatori, con pazienza, gli spiegano come stoppare palla, marcare un giocatore, dribblare e calciare. Samba N'Diaye non ha avuto la fortuna di incontrare qualcuno che gli insegnasse i fondamentali del gioco. In Mali, da dove è fuggito, lui e i suoi amici si davano appuntamento di tanto in tanto con un pallone sgangherato in mezzo al deserto. Niente allenamenti, niente arbitro, solo sgambate sotto il sole.

Nonostante ciò oggi a 18 anni Samba è diventato il bomber della Juniores dei Solteri San Giorgio: con 10 gol in 11 partite ha risolto i problemi in attacco della sua formazione ed è stato convocato in prima squadra. A dispetto delle lacune tattiche, degli iniziali problemi di lingua e della difficoltà di adattamento climatico, il nuovo arrivato è diventato un goleador e ha portato i suoi compagni al quinto posto in classifica. Come è stato possibile? Semplicemente Samba mette anima e corpo in ogni aspetto della sua vita, senza mai farsi scoraggiare dagli ostacoli che incontra.

Fisico asciutto, capelli bicolor come il suo idolo Pogba, Samba è arrivato in Italia a fine 2015 a bordo di una carretta del mare. Era partito quasi due anni prima dalla città di Kayes, assieme al papà, camionista. «A casa c'era la guerra, così mio padre ha deciso di andarsene. Io non ho fatto domande, l'ho solo seguito», racconta il ragazzo in un italiano sorprendentemente scorrevole. «Mio padre era malato; si è indebolito attraversando il deserto ed è morto mentre ci trovavamo in un campo profughi in Libia, non prima di aver pagato qualcuno per farmi raggiungere l'Europa». Così, una notte, i trafficanti lo hanno prelevato dal campo e lo hanno fatto salire su un gommone.

Tre giorni dopo Samba, a 16 anni, sbarcava a Ragusa, senza più nessun famigliare che si prendesse cura di lui: uno tra le migliaia di minori non accompagnati. Nei mesi trascorsi tra Marco e Roncafort, il ragazzo ha lavorato sodo per imparare l'italiano. Ascoltava i discorsi dei passeggeri sull'autobus, prendeva nota delle parole che non capiva e le chiedeva alle insegnanti. Spesso giocava anche a pallone assieme agli altri richiedenti asilo. «Sono arrivati degli osservatori per cercare qualche talento, ma io ero malato e non ho potuto farmi vedere», ricorda Samba con amarezza.

L'anno scorso un'educatrice lo ha presentato ai Solteri, squadra di riferimento della zona a nord di Trento. «Si è allenato con grande impegno, ha subito legato con i compagni, ma era ancora minorenne e il regolamento non permetteva di tesserarlo», spiega Enrico Mazza, responsabile della Juniores. «Era una situazione fastidiosa: era la prima volta che gestivamo un richiedente asilo, Samba non vedeva l'ora di scendere in campo ma la burocrazia glielo impediva».

L'iscrizione alla Figc è stata fatta il giorno dopo il diciottesimo compleanno del giocatore. Da quel momento il ragazzo non ha mai saltato un allenamento, ha partecipato a tutte le trasferte ed è diventato una pedina fondamentale.
«L'anno scorso segnavamo poco, nessuno era riuscito ad andare in doppia cifra», spiega l'allenatore della Juniores, Matteo Livio. «In velocità brucia tutti i difensori», dice con orgoglio il mister. «Quando facciamo le progressioni mi sembra di vedere Bolt. In campo è un rapace, pressa tantissimo, uno alla Inzaghi, con una fame insaziabile di gol». Non ci è voluto molto prima che l'allenatore dei «grandi» lo notasse. «L'ho visto segnare reti molto belle. Ce la mette sempre tutta e giocherebbe sei partite di fila», aggiunge il coach della Seconda categoria, Libero Pavan.

La squadra lo ha «adottato»: dopo le partite Samba non salta ma il il terzo tempo, spesso i compagni lo aiutano anche a ripetere matematica per le verifiche al liceo Rosmini. «Quando gioco i pensieri spiacevoli svaniscono», ammette il giovane calciatore che dall'anno scorso ha fatto grandi progressi anche nella tattica. «Potenzialmente può crescere ancora molto», concordano i due mister. Il sogno di fare un provino per una società professionistica per ora Samba lo tiene nel cassetto. Nel frattempo però si gode i gol con i Solteri, le trasferte in giro per il Trentino la domenica, le pizze di squadra e le partite della Juve in tv.

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