Un cane senza cibo e acqua salvato dai vigili del fuoco

di Marica Viganò

Succede ogni estate. E, purtroppo, accade anche a Trento nonostante viviamo nella provincia che ha uno dei più bassi indici di abbandono di animali in Italia. I quattro zampe, che ci hanno compagnia per gran parte dell’anno, per qualcuno diventano un problema quanto inizia il periodo delle ferie. Una giovane di 26 anni ha pensato di «liberarsi» del pensiero di accudire il cane lasciandolo sul balcone di casa, senza acqua né cibo.

Sono stati i vicini, vedendo la sofferenza dell’animale, ad avvisare le forze dell’ordine e sabato sera gli agenti delle volanti con l’ausilio dei vigili del fuoco con l’autoscala hanno raggiunto il balcone del condominio, che si trova in via Soprasasso a Gardolo, e portato in salvo il cane. Si tratta di un esemplare di American Staffordshire: era così provato che non ha avuto la forza di alzarsi ed andare incontro agli «sconosciuti», ma è rimasto a terra, sul pavimento pieno di escrementi e di immondizia di ogni tipo. È stato immediatamente affidato al canile di Trento, dove è stato dissetato e sfamato.

La proprietaria, che secondo le prime verifiche mancava da casa da tre giorni, è stata denunciata per abbandono di animale: non si sarebbe preoccupata di lasciare acqua e cibo a sufficienza, né di tenere al riparo il cane dal sole, senza considerare la necessità di muoversi dell’animale, di passeggiare, che non poteva essere soddisfatta in pochi metri quadrati. Il cane, come disposto dal pm di turno, è stato posto sotto sequestro giudiziario e rimarrà al canile finché non si faranno ulteriori accertamenti.

Come è stato chiarito in una sentenza del tribunale di Trento del 9 maggio 2015, non c’è bisogno di compiere maltrattamenti sugli animali per subìre una condanna penale, perché anche chi non provoca lesioni al proprio cane ma lo fa vivere in condizioni disagiate, ad esempio in spazi ristretti e sporchi, può finire davanti al giudice con l’accusa di abbandono di animali. Il caso riguardava un uomo della Val di Non accusato di tenere il cane in un luogo aperto, senza cuccia,  lasciandolo esposto ad intemperie e fra i suoi escrementi, con una superficie a disposizione ridotta e resa ancor più limitata dalla catena. Venne condannato a a 2.500 euro di ammenda più spese processuali per il reato diversamente qualificato dal giudice: non maltrattamento, ma abbandono di animali. 

«Poco rileva - evidenzia nella sentenza il giudice Marco La Ganga - che il veterinario  non abbia rilevato nell’animale patologie o segni di sofferenza. A prescindere infatti dal dato che tale valutazione è stata fatta con un’osservazione a distanza, senza visita e da veterinario per sua ammissione non esperto in comportamentalismo, va comunque condivisa l’opinione della Suprema Corte per la quale, quando le condizioni in cui vengono custoditi gli animali risultino tali da provocare negli stessi uno stato di grave sofferenza, non assume efficacia esimente il fatto che in conseguenza di tali condizioni di custodia l’animale non abbia subito vere e proprie lesioni dell’integrità fisica».

Il cane sequestrato è stato affidato al canile e dunque alla Lega del cane, sezione di Trento. Il presidente, il veterinario Luca Lombardini, punta il dito contro la cattiva gestione quotidiana degli animali da parte dei proprietari che li confinano soli sul poggiolo per l’intera giornata. Cita uno degli ultimi casi affrontati: un lupo cecoslovacco tenuto per sette mesi sul terrazzo. «Non era stato picchiato, aveva subìto male non fisico ma psicologico - spiega il dottor Lombardini - Dal punto di vista etologico anche questo è maltrattamento».

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