Musica, la ricetta rock dell'assessore Stanchina «Soluzioni anche per Bicigrill e Cafè de la Paix»

Il progetto dell'assessore comunale di Trento alle attività economiche e al turismo

di Franco Gottardi

Lo spunto glielo ha dato l'onorevole Lorenzo Dellai intervenendo nei giorni scorsi nel dibattito sul difficile rapporto tra Trento e la musica e shierandosi a favore di una città viva e danzante. Roberto Stanchina, assessore comunale alle attività economiche e al turismo, rilancia e suggerisce la sua ricetta per una città aperta e tollerante.
Assessore, niente concerti sul Doss Trento, niente Bicigrill, niente Cafè de la Paix. Andiamo verso una città chiusa per «non disturbare»?
Non si può andare avanti alla giornata ma occorre fare un ragionamento complessivo. Innanzitutto individuando le aree dove si possono organizzare concerti. Bisogna fare una mappa e dire dove è possibile fare musica all'aperto e dove no.
Qualche idea?
Oggi abbiamo tre grandi aree adatte ai concerti e agli eventi musicali: una a Trento Sud che è il Bicigrill, una in piazza Dante con la palazzina Liberty e una a Trento Nord che è il parco di Melta. Io partirei da qui. Chiaro che sul Bicigrill c'è un problema, visto il divieto imposto l'anno scorso. Ma se un noto ristorante della zona dell'aeroporto propone le serate danzanti latino-americane una volta alla settimana probabilmente si può fare a trecento metri di distanza. Siamo tutti d'accordo che il Bicigrill non può diventare tutti i giorni una balera, ma che in una struttura nata per dare un servizio alla ciclabile una volta in settimana si possa fare anche una festa ci sta nelle regole del buonsenso; chiaro che la politica deve trovare il coraggio di prevedere delle deroghe. È vero che è un luogo simbolico, ha ragione il sindaco, ma anche lì con una chiara programmazione tre o quattro eventi all'anno si possano fare. Anche perché ha il grande vantaggio che è un'area controllabile.
Resta il grosso problema di convivenza, soprattutto in centro, tra residenti e locali che propongono serate musicali. Il caso del Cafè de la Paix è emblematico.
Per i concerti all'interno dei locali ho un forte stimolo raccolto da Buratti dell'Unione e commercio ed è la carta d'identità dei locali, una certificazione che dice cosa un esercente può fare e cosa no quando prende in mano un locale. Eppoi ci vuole un serio regolamento sulle insonorizzazioni in modo che si possa fare musica solo in presenza di certe caratteristiche. Al Cafè de la Paix c'è un problema di questo tipo. Adesso ci siamo messi attorno a un tavolo anche con l'Itea, che è proprietario dell'immobile. Cercheremo al più presto di risolverlo e poi dovremmo essere a posto.
L'insonorizzazione dei locali è sufficiente per risolvere i problemi?
Probabilmente le due o tre telefonate o lettere di protesta ci saranno sempre. Ma se ci fermiamo a quelle eventi non ne faremo mai. Purtroppo su cento persone ne avremo sempre tre che si lamentano ma non possono per loro essercene 97 che rinunciano a un'opportunità.
A parte l'insonorizzazione il regolamento comunale impone oggi orari e limiti piuttosto restrittivi all'organizzazione di serate con musica. Va bene così?
No, non va bene così. Trento deve essere una città viva. È in lizza anche per diventare città italiana della cultura nel 2018. E una città della cultura deve saper includere anche le proposte per i giovani. 
Ma queste idee e proposte assessore lei le ha portate in giunta comunale?
Certo che le ho portate. Chiaro che dalla mia parte probabilmente ho anche la carta d'identità perché a 39 anni spingo un po' di più, ma lo faccio per stimolare riportando una richiesta che viene anche dall'esterno. 
Ma, insisto, in giunta le danno ascolto o frenano?
In giunta c'è un po' un freno e qualche paura. Ma oggi anche l'opinione pubblica ci chiede di andare avanti. Non vogliamo fare Woodstock in città ma procedere in maniera seria e controllata. Con regole chiare ma un po' più aperte perché permettere un aperitivo in musica con stop alle 10 in estate, quando si esce alle 9, fa sorridere.

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