Scuola, fusione tra Buonarroti e Pozzo Nascerà un gigante con 1.600 studenti

di Sergio Damiani

Dalla fusione tra gli istituti «Pozzo» e «Buonarroti» nascerà la scuola superiore più grande della città. Il nome non c’è ancora - per salvaguardare la storia delle due scuole potrebbe essere semplicemente «Buonarroti-Pozzo» - ma i numeri già si possono immaginare: quasi 1.600 studenti e un corpo docente che supererà le 220 unità. Insomma, tra via Brigata Acqui e via Barbacovi nascerà il polo della formazione tecnologica con l’ambizione di costruire un ponte sempre più solido tra scuola e mondo delle imprese e del lavoro.

Come tutti i «matrimoni» l’esito non è affatto scontato, specie perché in questo caso non è una fusione «alla pari»: l’Itt «Buonarroti» veleggia già intorno a quota 1.300 studenti, mentre l’ex geometri «Pozzo» (che la riforma Gelmini trasformò in Cat, cioè Costruzioni ambiente territorio) ha pagato la generale crisi del settore edile ed oggi è in equilibrio a quota 300 iscritti (dunque sotto la soglia di «sopravvivenza» posta dalla normativa a 400 iscritti). I dirigenti di entrambi gli istituti sono d’accorso su un punto: la fusione può essere una grande occasione di crescita e di sviluppo di sinergie reciproche, purché vengano rispettate le singole specificità. Come dire: il più grande non dovrà mangiarsi il più piccolo come fosse un’Opa in Borsa.

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«Il progetto del polo scolastico del settore tecnologico è ambizioso -  dice Paolo Dalvit, dirigente del «Buonarroti» - se sapremo rispettare le singole specificità e sviluppare percorsi sinergici allora il risultato sarà positivo. Non  nascondo però che il percorso è complesso da un punto di vista amministrativo e logistico». Anche Elina Massimo, dirigente del «Pozzo», sottolinea che di fusione e non di incorporazione si tratta: «Viviamo in modo sereno questa sfida che può essere una grande opportunità per gli studenti perché potremo costruire percorsi formativi sempre più innovativi e in linea con le richieste del mercato del lavoro e del mondo dell’impresa. Credo che una delle condizioni perché la fusione abbia successo sia la salvaguardia delle singole identità. Il «Pozzo» ha una storia e un presente di cui andiamo orgogliosi, nel nostro settore offriamo una formazione di eccellenza. Anche in questi mesi stiamo sviluppando la nostra offerta formativa in contatto con l’Università. L’istituto superiore unico dovrà valorizzare e far incontrare il meglio delle sue due anime».

I due istituti appartengono già, di fatto, alla stessa famiglia: le sedi sono contigue, gli insegnamenti sono affini. «Per entrambi - sottolinea Dal Vit - il rapporto con le imprese è moto importante: in questo senso presentarci come soggetto unico sarà un vantaggio. Avremo cinque indirizzi: meccatronica, elettronica, informatica, chimica e ambiente e territorio con possibilità ancora maggiori di sviluppare l’interdisciplinarietà. E poi la fusione consentirà anche una razionalizzazione degli spazi. Noi del «Buonarroti» in questo momento siamo stretti, mentre al «Pozzo» hanno qualche aula o laboratorio non utilizzato in pieno. Stiamo anche valutando di creare una secondo passaggio interno tra i due immobili al terzo piano per facilitare gli accessi».

La fusione è un percorso complesso che va ben oltre la semplice sommatoria dei due istituti. «Ci stiamo muovendo già ora - spiega Dal Vit -  con il prezioso sostegno del Servizio Istruzione per risolvere tutti i problemi. Ostacoli che vanno da questioni tecniche tipo il cablaggio, alla necessità di avere un nuovo statuto, il progetto d’istituto, rendere operativo il Consiglio dell’istituzione. Nella fase di passaggio la norma prevede la nomina di un commissario ad acta per la fase di fusione tra i due istituti»

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