Prima le calunnie alla ex Poi se la prende col prete

Con le sue lettere in cui accusava persone innocenti delle peggiori nefandezze (persino il parroco) ha messo in subbuglio un intero paese della valle dei Laghi. Ora però l'autore delle missive anonime una produzione massiccia andata avanti per un paio d'anni si trova imputato per calunnia stalking e per aver scaricato sul suo pc 3.600 foto e 20 filmati a sfondo pedopornografico.

Il caso è approdato in udienza preliminare davanti al giudice Claudia Miori. Il gup ha revocato la misura cautelare degli arresti domiciliari e ha disposto una perizia psichiatrica per valutare la capacità di intendere e di volere dell'imputato alla luce di una consulenza prodotta dal difensore avvocato Marco Salvaterra secondo cui vi sarebbe una seminfermità di mente.

Nel processo sono costituite attraverso l'avvocato Andrea de Bertolini, due delle sei parti offese (tre di queste, tra cui il prete, sono state già risarcite). Di certo i comportamenti che vengono contestati all'imputato, un quarantenne, denotano evidenti segni di squilibrio. La campagna di calunnie condotta a colpi di lettere anonime partì dopo la fine di una relazione avuta con una donna del paese.

Iniziò in seguito uno stillicidio di segnalazioni anonime inviate ad un sindaco al Tribunale per i minorenni ai servizi sociali in cui si denunciava che la donna, con cui l'odierno imputato aveva avuto una relazione, avesse maltrattato la figlia. Seguirono lettere con un'accusa analoga rivolta al padre della ragazza. Tutto ciò attivò una serie di indagini che accertarono come le accuse fossero totalmente infondate: si trattava in tutta evidenza di calunnie.

Era ormai chiaro chi era il «regista» di questa campagna. Questi però lungi dal darsi una calmata con il trascorrere dei mesi aveva allargato il suo raggio di fuoco accusando di assurde nefandezze anche altre persone alcune delle quali del tutto estranee: è il caso di un prete ma anche di una persona che lavora in Tribunale. A movimentare ulteriormente la vicenda ci pensò poi un'indagine della procura di Firenze: si scoprì che l'odierno imputato colui che aveva accusato le parti lese di tutto e di più aveva scaricato sul suo pc un mare di foto a sfondo pedopornografico.

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