Panizza: «Tagli alle bande? La colpa è del Muse»

Il segretario del Patt, Franco Panizza, ha pochi dubbi: «Andrea Berti ha le carte in regola per la presidenza della Fondazione Mach: è un giovane sveglio, è un manager, ha rapporti diretti con il mondo agricolo e rapporti nazionali nel settore. Comunque, immagino che se ci saranno altri nomi, verranno valutati, ma secondo me non sarebbe opportuno che fossero troppo sbilanciati sulla ricerca»

ADITN040041720110906_1.jpgIl segretario del Patt, Franco Panizza, ha pochi dubbi: «Andrea Berti ha le carte in regola per la presidenza della Fondazione Mach: è un giovane sveglio, è un manager, ha rapporti diretti con il mondo agricolo e rapporti nazionali nel settore. Comunque, immagino che se ci saranno altri nomi, verranno valutati, ma secondo me non sarebbe opportuno che fossero troppo sbilanciati sulla ricerca».
Il senatore autonomista è convinto che nella gestione della Fondazione Mach di S.Michele serva una svolta manageriale. E a differenza dell'ex governatore Dellai, per il quale lasciare andare Salamini è una grave perdita, Panizza evidenzia ciò che secondo lui non andava sotto la gestione del professore: «In questi anni sia negli organismi agricoli che nella cooperazione si è raccolta la lamentela sul fatto che S.Michele faceva poca ricerca applicata. Basti dire che non sono riusciti neppure ad evitare l'epidemia della ticchiolatura del melo. E allora a cosa serve avere un centro di ricerca?».


E in risposta alle critiche dell'ex governatore Lorenzo Dellai per il paventato cambiamento di rotta della giunta guidata da Rossi su S.Michele, Panizza dice: «Ora Rossi deve fare i conti con il calo di risorse, vi sono visioni diverse perché si devono fare scelte più mirate, tutte finalizzate a rilanciare l'economia locale per non rischiare di rimanerci sotto. Oggi ci troviamo a sopportare il peso di tante scelte sovradimensionate del presidente Dellai. Oltre agli investimenti in una ricerca di cui non si vede la immediata ricaduta per il territorio e che non possiamo più permetterci mi riferisco anche a investimenti come il Muse, al progetto del Not, sul quale forze varrebbe la pena riflettere ancora, per non parlare delle Comunità di valle, istituzioni che se dal punto di vista teorico erano un bel modello, da quello pratico si sono rivelate insostenibili e ora dobbiamo intervenire con una nuova legge».


Insomma, le «manie di grandezza» del presidente Dellai, sbotta Panizza, ora le paga la giunta Rossi. «Basta guardare il Muse. Quanto ci costa? - chiede il senatore e segretario del Patt - io quando ero assessore alla cultura avevo cercato di mettere in guardia, ad esempio sul costo della serra tropicale, invece si sono volute fare le cose in grande perché si doveva puntare all'eccellenza. Il risultato è che ora per pagare la serra tropicale e mantenere il Muse l'assessore Mellarini si è trovato costretto a dire che deve tagliare i finanziamenti alle bande musicali per i corsi di musica. E magari dovrà tagliare le risorse per il sistema dei castelli trentini e per le mostre del Castello del Buonconsiglio perché il Museo di scienze drena gran parte dei finanziamenti. Ma è giusto penalizzare il sistema culturale trentino per questo?».

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