Lav, attacco alla Provincia «Dovete liberare l'orsa Dj3»

Da tre anni è rinchiusa al Casteller, in un recinto di 3.000 metri quadrati circondato da filo elettrico. La Lav ha ufficialmente chiesto che Dj3, figlia di Daniza, venga liberata. «Tenerla reclusa - spiegano i responsabili della Lega Anti Vivisezione - significa maltrattare un animale tutelato da  norme europee» I tuoi commenti

dj3Da tre anni è rinchiusa al Casteller, in un recinto di 3000 metri quadrati circondato da filo elettrico. La Lav ha ufficialmente chiesto che Dj3, figlia di Daniza, venga liberata. «Tenerla reclusa - spiegano i responsabili della Lega Anti Vivisezione - significa maltrattare un animale protetto tutelato da  norme europee".

 

LA CATTURA 

 

Quando è incappata nel laccio che l'ha bloccata vicino a malga Pozze, il 22 ottobre del 2011, Dj3 di anni ne aveva sette e pesava 130 chili. Narcotizzata e visitata, si è risvegliata con il radiocollare che ora la rende localizzabile grazie al Gps. Ma da «osservata speciale», DJ3 era già diventata un animale che il Protocollo d'azione della Provincia definisce «problematico» a causa dei ripetuti avvicinamenti all'uomo, del suo rovistare nei cassonetti, delle predazioni troppo vicine alle abitazioni. Un'orsa poco elusiva insomma, condizione non ideale per coabitare con l'uomo in territori come quelli del Trentino. 

 

Il via libera alla cattura è giunto dal Ministero dell'ambiente proprio per questo, a causa del comportamento «particolarmente dannoso e confidente» (Rapporto orso 2010), dopo una serie di predazioni fra la Val Daone e Tione, soprattutto per la sua frequentazione di zone abitate. Fra queste, spicca un episodio dell'autunno 2011, a Roncone quando l'orsa, una notte, si è presentata nel centro abitato e, sotto la canonica, ha ferito a morte una pecora del parroco (l'animale è poi stato abbattuto), dedicandosi negli stessi giorni ad apiari, pollai e altri ovini, senza però tornare mai nei luoghi di predazione dove gli agenti forestali si aspettavano di rivederla.

 

TAR E CONSIGLIO DI STATO


Sugli orsi «indisciplinati» al punto da diventare pericolosi eventuali interventi di cattura li decide la Provincia senza dover attendere il via libera da Roma dal Ministero dell'ambiente. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato che nel lungo braccio di ferro amministrativo con il Ministero ha dato ragione alla Provincia. Il contenzioso era sorto in seguito alla cattura di Dj3 le cui scorribande «avevano destato - si legge in sentenza - viva preoccupazione nelle popolazioni della val Dalgone, della bassa val Rendena e della Giudicarie». Dj3 fu dunque catturato e collocato in un'area attrezzata a Trento presso il Casteller. Il Ministero dell'ambiente impugnò di fronte al Tar l'ordinanza della Provincia per «intervento di rimozione di orso pericoloso per l'incolumità e la sicurezza pubblica». 

 

In sostanza a Roma sostenevano che la Provincia avesse deciso la cattura dribblando il Ministero e le sue indicazioni. Il Tar però aveva respinto il ricorso. In seguito il Ministero - che evidentemente dava un peso notevole a questo precedente - aveva fatto ricorso al Consiglio di Stato. Il massimo organo di giustizia amministrativa ha accolto ancora una volta le ragioni della Provincia, difesa in giudizio dalla sua avvocatura. In sentenza si ricorda che che il decreto 670 del 1972 demanda al presidente delle Provincia il potere di adottare «i provvedimenti contingibili e urgenti in materia di sanità ed igiene, edilizia e polizia locale al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l'incolumità dei cittadini». 

 

Nel caso particolare di Dj3 «sussistevano - sostiene il Consiglio di Stato  - numerosi elementi di carattere oggettivo i quali testimoniavano l'esistenza di un pericolo concreto per l'incolumità e la sicurezza pubblica connesso alla permanenza allo stato libero dell'orsa Dj3». Era stato lo stesso Ispra (organo consultivo del ministero) a riconoscere «il persistere di rischi per la sicurezza dell'uomo derivanti dai comportamenti dell'orso Dj3 nonché dell'efficacia delle misure di ricondizionamento messe in atto».

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