Anita saluta i Bindesi dopo un quarto di secolo

Quelli di questo fine settimana sono gli ultimi galletti, le ultime fette di torta de pan. Poi, da domani sera, al rifugio Pino Prati ai Bindesi si spegneranno le luci, in vista di un periodo di lavori di riammodernamento della struttura. Ma alla riapertura del rifugio, ai fornelli non ci saranno più Anita Cagol ed i suoi familiari e collaboratori che lasciano, dopo oltre un quarto di secolo

di Leonardo Pontalti

anita cagol lascia il rifugio bindesiQuelli di questo fine settimana sono gli ultimi galletti, le ultime fette di torta de pan. Poi, da domani sera, al rifugio Pino Prati ai Bindesi si spegneranno le luci, in vista di un periodo di lavori di riammodernamento della struttura. Ma alla riapertura del rifugio, ai fornelli non ci saranno più Anita Cagol ed i suoi familiari e collaboratori che lasciano, dopo oltre un quarto di secolo di gestione affacciata su una delle più belle terrazze sulla valle dell’Adige.


Dopo 26 anni Anita, con il marito Lorenzo e la figlia Lara, passano la mano. Il contratto scadrebbe ad aprile del 2015, ma la signora ha deciso di anticipare l’addio alla struttura che sorge a 670 metri di quota, tra i boschi della Marzola.
«La voglia di darsi da fare ci sarebbe ancora, e tanta - ma abbiamo preferito farci da parte, per tirare il fiato e riposare un po’», spiega Anita Cagol.


Che, complice la notizia dell’addio a fine agosto resa nota ai primi di giugno, è riuscita a salutare la sua attività di ristoratrice in quota tamponando i disagi che questa pazza estate ha portato con le sue tante giornate di maltempo. «Per fortuna per noi non è stata un’estate difficile, quest-ultima passata quassù. Devo dire che non appena si è sparsa la voce del nostro addio a fine estate, abbiamo continuato ad avere richieste e prenotazioni, con tanta, tantissima gente che ci ha dimostrato un affetto che non avrei mai immaginato poter essere tanto grande».

anita cagol lascia il rifugio bindesi
E dire che Anita e suo marito, più di cinque lustri fa, avevano cominciato con entusiasmo, sì, ma senza prevedere un così grande e duraturo successo tra la gente: «Noi vivamo alla Grotta di Villazzano, lì avevamo un negozio di alimentari. E ventisei anni fa decidemmo di tentare quest’avventura. A me è sempre piaciuto dedicarmi alla cucina, così ci provammo. Ma, all’inizio, non credevo saremmo andati avanti più di un paio d’anni».


Invece, poi ne sono arrivati tanti e tanti altri ancora, fino a raggiungere, un anno fa, e superare, il traguardo del quarto di secolo d’attività. Non un rifugio come quelli in quota, escursionistici, quello dei Bindesi. Più che altro un locale nel quale, a mezza montagna, trovare buona cucina, clima amichevole e una bella visuale. Con la possibilità poi, certo, anche di fare qualche passeggiata. Alla portata di tutti. Anche degli ipovedenti, con l’inaugurazione, giusto un paio d’anni fa, del rinnovato «Sentiero degli aquiloni», ora accessibile anche a ciechi e ipovedenti. E poi la palestra di roccia, buona per apprendere i primi rudimenti dell’arrampicata.


Un luogo per tutti, non solo per le buone forchette, raggiungibile con una appagante camminata da San Rocco o da Pianizza.
E poi, lassù, le tavole, imbandite dalle specialità di Anita Cagol e del suo staff. Un buen retiro per tanti trentini, ma non solo. Anche per i vip: Lorenzo Dellai lo sceglieva abitualmente per trascorrere - con la famiglia e i collaboratori e i compagni di partito più stretti - le domeniche elettorali, e chissà se, guardando la città dalla terrazza, erano più lieti o pesanti, i pensieri legati alla responsabilità di guidare i destini di tutto quel che c’era là sotto.

anita cagol lascia il rifugio bindesi
«Ma guardi - racconta Anita Cagol - che non c’era solo lui. So che anche tanti altri, politici e imprenditori, salivano da noi. Lo so perché me lo raccontavano i miei, io raramente li ho visti, avevo sempre troppo da fare in cucina». Ora, da domani, i Bindesi targati Cagol chiuderanno. Dopo i lavori - un paio di mesi di intervento - arriveranno «nuovi spazi per la pulizia dei piatti, nuove piastrelle nell’area pasti, spostamento della cassa, risistemazione di alcune parti impiantistiche», spiegava a giugno all’Adige il presidente della Sat di Villazzano, padrona di casa, Paolo Visconti.


Con Anita Cagol che è in pensiero: «Non so ancora a chi lo affideranno. Mi piacerebbe sapere in che mani finirà, il “mio” rifugio».

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