Bressan: «Un gay può diventare santo»

Monsignor Luigi Bressan esprime il suo parere in merito al disegno di legge contro l'omofobia che approderà in consiglio provinciale il prossimo autunno. Da un lato, il prelato afferma: «Avere una tendenza non è un peccato ed anche uno che la abbia omosessuale può diventare santo». Dall'altro lato però, pur premettendo che «Non spetta alla Chiesa determinare le origini delle varie forme di omofilia o omosessualità» ricorda che «Nella Bibbia, si legge che Dio "«maschio e femmina li creò... per questo l'uomo lascerà suo padre e si unirà a sua moglie»I tuoi commenti

di Luca Nave

gay omosessualiCi tiene, l'arcivescovo di Trento, a evitare semplificazioni che potrebbero portare a malintesi e critiche: nella lunga intervista rilasciata a Vita Trentina, monsignor Luigi Bressan esprime il suo parere in merito al disegno di legge contro l'omofobia che approderà in consiglio provinciale il prossimo autunno.
 
Da un lato, il prelato afferma: «Pastoralmente si cerca di stare vicini a ogni persona nelle sue concrete condizioni di vita: ma sotto l'aspetto etico, ogni atto non è eguale, mentre la castità, virtù forte, è per tutti. Avere una tendenza non è un peccato ed anche uno che la abbia omosessuale può diventare santo». Dall'altro lato però, pur premettendo che «Non spetta alla Chiesa determinare le origini delle varie forme di omofilia o omosessualità» ricorda che «Nella Bibbia, si legge che Dio "maschio e femmina li creò... per questo l'uomo lascerà suo padre e si unirà a sua moglie"».
 
Il vescovo tiene del resto a precisare che parla a titolo personale, non avendo consultato in tal senso il consiglio pastorale o la commissione diocesana per la famiglia. Spiega che il dibattito è complesso e che lascia ai politici affrontarlo. «Con termini generici si uniscono sotto una sola parola orientamento ossia tendenza, condotta (sia privata che pubblica), azioni, propaganda e magari altro». Sottolinea poi che, a suo parere, il Trentino deve affrontare problemi più urgenti e, del resto, c'è anche un progetto di legge nazionale, dunque non si capisce perché formularne uno provinciale che poi forse potrebbe essere modificato. «E poi - spiega ancora - non ci sono già le regole sulle "pari opportunità"? E perché allora crearne di specifiche per un caso?».
 
Bressan riferisce anche che diversi consiglieri, anche di maggioranza, si sono rivolti a lui non sentendosi a proprio agio rispetto al ddl. «Una grave lacuna nel progetto è l'assenza di una garanzia per la libertà di chi nella vita quotidiana, per motivi religiosi o filosofici, dissente dalle impostazioni proposte dalla legge». Ad esempio: «Negli Usa si è sempre stati attenti a garantire questa libertà».
Una certa preoccupazione viene poi espressa per quanto riguarda la famiglia: «Mi sembra che non si parli nemmeno di famiglia, ma tutto è rimesso alla scuola... e ad associazioni gay lesbiche. Questo è misconoscere il diritto primario dei genitori... ed esso è soprattutto importante nell'educazione sessuale».
 
Un certo ruolo, nel pilotare le linee guida in materia sessuale, sembra poi esercitato da alcune lobby; dissenso e obiezione di coscienza paiono messi al bando «Sì e ne possono essere colpiti i gruppi religiosi, le omelie e la catechesi, la formazione scout... ma anche le associazioni pro-famiglia, le organizzazioni di volontariato, le istituzioni ospedaliere (si divideranno ancora sezione maschile e femminile?), anagrafe (il genere deciso alla nascita o a scelta?)».
 
Puntualizza poi che «la maggiore criticità è che la Provincia appare abbracciare l'ideologia del genere, cioè il diritto di scegliersi a quale genere appartenere... inoltre col testo proposto si affiderebbe alle associazioni gay-lesbiche. Invece dovrebbe restare sopra le, e fuori dalle, associazioni di qualsiasi tipo, pur dialogando con tutte loro».
 
Tutto questo per la proposta sul tavolo a livello provinciale. Quanto invece al livello nazionale, con la proposta di legge Scalfarotto: «So che ci sono dibattiti in corso e che alcuni aspetti più scabrosi sono stati tolti. Email di associazioni chiedono di opporsi alla legge, ma questa non è competenza di Trento». 

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