Latte crudo, clienti solo stranieri

Il 60% del latte venduto presso i distributori di latte crudo in città viene acquistato da consumatori di origine pakistana ed indiana. O comunque di nazionalità straniera. È quanto affermato dall'allevatore di Aldeno Silverio Piffer, che dal 2007 gestisce il distributore di latte fresco presso la Federazione provinciale degli allevatori in via della Bettine. «I trentini hanno perso la cultura del latte» afferma sulla stessa linea di pensiero il consigliere provinciale del Patt Graziano Lozzer, nonché imprenditore agricolo titolare di un'azienda agricola in Valfloriana

di Stefano Piffer

latte_1.jpgIl 60% del latte venduto presso i distributori di latte crudo in città viene acquistato da consumatori di origine pakistana ed indiana. O comunque di nazionalità straniera. È quanto affermato dall'allevatore di Aldeno Silverio Piffer, che dal 2007 gestisce il distributore di latte fresco presso la Federazione provinciale degli allevatori in via della Bettine.
«I trentini hanno perso la cultura del latte» afferma sulla stessa linea di pensiero il consigliere provinciale del Patt Graziano Lozzer, nonché imprenditore agricolo titolare di un'azienda agricola in Valfloriana. «Credo che si tratti di pigrizia - aggiunge Piffer - la nostra gente preferisce acquistare il latte al supermercato piuttosto che recarsi appositamente a prelevare il latte fresco munto in giornata».
Opposta la situazione per quanto riguarda gli stranieri: «Di norma queste famiglie sono parecchio numerose: si parla di almeno tre o quattro figli per ciascuna - dichiara Piffer - Il loro consumo è elevato». Non solo: pakistani ed indiani sembrano avere un «cultura» del latte più radicata rispetto ai trentini. Tanto che Silverio Piffer sta valutando l'opportunità di realizzare un distributore di latte crudo a Gardolo: «Circa il 40% della popolazione è composta da stranieri - dice - Sarebbe anche facile trovare una collocazione idonea che consenta di raggiungere l'installazione in automobile, in modo che gli avventori non residenti nel sobborgo possano facilmente accedere e rifornirsi di latte». La sinergia di questi due fattori garantirebbe la «sopravvivenza» dell'attività.
Piffer non è nuovo alla gestione dei distributori di latte crudo: «Ho dovuto chiudere i due punti vendita posti in località Clarina ed in via Roggia Grande - spiega - La sostenibilità di ciascuno si traduce nella vendita giornaliera di almeno 80 litri di latte fresco: nei due citati casi non si raggiungeva il minimo vitale».
«Vogliamo anche precisare che i contadini non rifiutano certo l'interessante piazza dell'Argentario a Cognola - spiega Lozzer - È un problema di sostenibilità: con 15.000 euro di spese iniziali e 40 euro di energia elettrica al mese, il venduto non può essere inferiore agli 80 litri al giorno». Ed in collina questo pare non essere realizzabile. «Il bacino d'utenza è di circa 20.000 persone - spiegano - ma la gente non ha ancora la mentalità giusta».
Il quadro della situazione elaborato da Lozzer e Piffer non vuole togliere nulla ai trentini affezionati al latte crudo: «Si tratta di un piccolo bacino consolidato, composto in prevalenza di giovani e coppie - affermano - Ma la strada verso un'ampia diffusione della cultura del latte fresco è ancora lunga». L'ultima precisazione è volta al risparmio: recarsi al distributore, prelevare il latte, pulire il contenitore in vetro dopo l'utilizzo non è economica in termini di «tempo investito». «Il vero vantaggio è economico - conclude Piffer - In un anno chi consuma un litro di latte al giorno può arrivare a risparmiare 140 euro, fruendo di un prodotto fresco, a chilometri zero e di alta qualità».

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