Comunità e Regione, tagliare si può e si deve

«Ci sono temi - scrive l'ex dirigente provinciale Enrico Negriolli - che a mio avviso sono stati «oscurati» dal clamore soverchiante della questione vitalizi e che tuttavia richiedono soluzioni urgenti. Uno è quello del destino delle Comunità di valle, per le quali sembra ci sia uno sforzo encomiabile già preannunciato in passato dall'Assessore di merito per ridimensionarne il ruolo politico ma nello stesso tempo per ampliarne le funzioni e nel contempo favorire le unioni dei comuni» I tuoi commenti

voto referendum comunitàSe la complicata e per certi versi straordinaria fase di rilancio della politica nazionale attraverso il protagonismo di Matteo Renzi occupa in queste settimane i mass media nazionali, nel nostro piccolo angolo di Italia siamo alle prese con alcuni problemi o dilemmi che le forze politiche tentano di risolvere spesso peraltro senza una visione condivisa che conduca a scelte chiare e definitive, ritornando anche, se necessario, sui propri passi.
 
Ci sono due temi che a mio avviso sono stati «oscurati» dal clamore soverchiante della questione vitalizi e che tuttavia richiedono soluzioni urgenti. Uno è quello del destino delle Comunità di valle, per le quali sembra ci sia uno sforzo encomiabile già preannunciato in passato dall'Assessore di merito per ridimensionarne il ruolo politico ma nello stesso tempo per ampliarne le funzioni e nel contempo favorire le unioni dei comuni.
 
Da una prima lettura che riconosco superficiale, mi sembra che il quadro non si chiarisca molto fatta eccezione per la prevista non elezione degli organi comunitari. Il problema di fondo è tuttavia un altro: le Comunità servono o sono un orpello che per i costi indiscutibili che vi si associano sono oggi «fuori mercato» per usare un termine improprio ma significativo?
 
In tempo di riduzione obbligata della spesa pubblica occorre a mio avviso «sacrificare» il principio di sussidiarietà (in nome del quale sono a volte proliferati a cascata gli enti erogatori di servizi) e ricondurre alla essenzialità gli enti pubblici territoriali. Quella essenzialità peraltro indicata anche dalla Costituzione. Ricordo che nel 1997 (ero allora a capo del dipartimento Enti locali e riforme istituzionali) la Giunta con l'assessore Binelli, stava per partorire un ddl che sopprimeva i Comprensori e incentivava le Unioni dei comuni. Evidentemente era una soluzione troppo facile e logica e forse per questo o per mancanza di coraggio fu abbandonata sul finire della legislatura.
 
Un altro tema è quello della Regione che langue in attesa del terzo Statuto ma nel frattempo funge da bancomat per supportare iniziative varie che potrebbero benissimo rientrare nelle competenze provinciali e perpetua costi di apparato assolutamente ingiustificabili se rapportati alle competenze e responsabilità gestionali delle due Province. Sarebbe un segnale di grande sensibilità politica se, per cominciare, venissero ricondotti al livello di consigliere gli emolumenti degli organi del Consiglio e della Giunta regionale vista la pressoché inesistente attività amministrativa che fa capo all'ente.
Ridurre i costi degli enti dovrebbe essere uno degli obiettivi primari della politica e con la Regione si può, senza annullarne la valenza politica, in attesa che il terzo statuto dica qualcosa di definitivo sugli assetti istituzionali nostrani.
 
Credo che al presidente Rossi non manchi la capacità di affrontare questi temi senza i condizionamenti del passato, serve solo un po' di coraggio.
 
Enrico Negriolli 
Già dirigente generale della Provincia

 

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