Restano i vitalizi dello scandalo

È finita nel peggiore dei modi, con un voto nel pieno della notte, il via libera ai disegni di legge di riforma dei vitalizi: con un mercanteggiamento di bassissimo profilo, all’interno della maggioranza e tra la maggioranza e parte delle opposizioni, che ha svuotato la riformaLa replica di RossiM5S: non finisce quiLa delusione dei VerdiL'alibi dell'ostruzionismoI sindacati: riforma moncaBezzi: pagina buiaLa soddisfazione di MoltrerPd: tutto nei tempi previstiFugatti: riforma farsa

di Luisa Maria Patruno

La replica del presidente Rossi

M5S: «Ognuno si prenderà le sue responsabilità

La delusione dei Verdi

L'alibi dell'ostruzionismo

I sindacati: riforma monca

Bezzi: pagina buia per l'Autonomia

La soddisfazione di Moltrer

Pd: tutto nei tempi previsti

Fugatti: riforma farsa

 

consiglio regionale riforma vitaliziÈ finita nel peggiore dei modi, con un voto nel pieno della notte, il via libera ai disegni di legge di riforma dei vitalizi: con un mercanteggiamento di bassissimo profilo, all’interno della maggioranza e tra la maggioranza e parte delle opposizioni, che il presidente della Regione e della Provincia, Ugo Rossi, ha cercato di nobilitare con il termine Realpolitik. È una parola tedesca, scelta forse non a caso per dirottare sulla Svp la responsabilità dello svuotamento di una promessa ambiziosa che proprio Rossi, assieme al presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher avevano fatto nel marzo scorso pubblicamente all’indomani dell’esplosione dello scandalo dei vitalizi anticipati dalle cifre sbalorditive.


Il primo disegno di legge, quello sul ricalcolo dei vitalizi, era in dirittura d’arrivo prima di mezzanotte, per il secondo il consiglio regionale è andato nelle ore successive. Rossi e Kompatscher avevano annunciato un intervento molto coraggioso di riduzione di quelle somme inaccettabili, andando ad incidere con forti tagli sui vitalizi del passato, ma anche eliminando ogni forma di pensione elargita dalla Regione per i consiglieri in carica e per quelli che verranno. Invece, la riforma varata dal consiglio regionale è stata man mano ridimensionata riducendosi a solo una cosa certa: il taglio medio del 29% dei vitalizi anticipati a 87 ex consiglieri regionali, che comporteranno il recupero - sempre che queste persone restituiscano i soldi senza opporsi con contenziosi - di 10.148.000 euro più 7,6 milioni di Irpef.


Resta invece ancora la nebbia più assoluta - perché ieri il presidente del consiglio regionale Diego Moltrer non lo ha voluto chiarire fornendo le promesse tabelle - su quanto si riuscirà a recuperare dai vitalizi attualizzati per i 40 ex consiglieri o consiglieri in carica che non hanno ancora il requisito di età per ricevere la pensione. Si tratta di quasi 20 milioni anticipati, che ora i 40 dovranno restituire finché non avranno l’età per la pensione.

 

Questa età la riforma avrebbe dovuto alzarla per tutti a 66 anni con una possibilità di anticipare la pensione fino a 60 anni ma con una decurtazione del 3% all’anno, ovvero fino al 18%.


Ma il mercato sottobanco da parte dei singoli consiglieri, interessati al fatto che fosse ridotto il meno possibile il proprio vitalizio, ha prodotto l’eliminazione della decurtazione dell’assegno del 18%, che è stata sostituita con una norma che «grazia» dai tagli più forti i consiglieri che hanno fatto quattro o più legislature, riducendo la penalizzazione a un 10%. È il caso di molti consiglieri del gruppo Svp, a cominciare da Veronika Stirner Brantsch, che aveva fatto le barricate contro la riforma, ma anche del consigliere di opposizione Andreas Pöder, proprio quello che minacciava di tenere sotto scacco il Consiglio con l’ostruzionismo e che magicamente dopo questo emendamento, annunciato dalla maggioranza, ha ritirato i suoi ordini del giorno da migliaia di pagine con i quali voleva bloccare i lavori lasciando il via libera al voto.

 

La modifica non dimentica però anche i consiglieri ed ex consiglieri con tre legislature, come gli assessori dell’Upt, Mauro Gilmozzi e Tiziano Mellarini, che - stranamente - tra l’altroieri e ieri si sono visti che s’aggiravano assidui nelle riunioni di maggioranza convocate per ore e ore per cercare di accontentare tutti. Per questa categoria - la più numerosa fra i trentini - la penalizzazione per chi vuole andare in pensione a 60 anni sarà del 12% invece del 18%. Con queste percentuali, confermano gli uffici della Regione, i consiglieri ci guadagneranno molto dalla pensione anticipata nonostante la penalizzazione rispetto ad andare a 66 anni. Per loro dunque rispetto alle cifre ricevute in base alla legge del 2012, la decurtazione sarà data essenzialmente dal ricalcolo. Non dovrebbero perdere mediamente più del 35%. Infine, chi ha sulle spalle solo due legislature potrà cominciare a ricevere il vitalizio dai 66 anni senza possibilità di pensione anticipata.


L’altro emendamento partorito dalle lunghe riunioni della maggioranza per sbloccare la situazione riguarda la possibilità, che era stata eliminata in commissione su emendamento dei Verdi, ma è riemersa dalle ceneri, riguarda la possibilità lasciata ai consiglieri che non hanno ancora maturato i requisiti previsti per ricevere l’assegno - quindi sempre la lista dei 40 tra consiglieri in carica ed ex consiglieri giovani - sostanzialmente di non restituire i vitalizi anticipati già ricevuti. Basterà una «motivata richiesta relativa alla impossibilità, anche parziale, di restituire la quota del valore attuale ottenuta in acconto» da presentare all’ufficio di presidenza guidato da Diego Moltrer.

 

Anche questo emendamento è piaciuto molto agli oppositori Andreas Pöder e Alessandro Urzì, che l’hanno votato. Mentre Riccardo Dello Sbarba (Verdi), contrario con il suo gruppo, ha avvertito: «Non vorrei essere nell’ufficio di presidenza. Come farà a stabilire quali sono le richieste motivate? Se dice no a qualcuno si espone a un mare di ricorsi. Questa norma apre la possibilità a molti di non restituire».

Il consiglio regionale ha messo mano anche al trattamento pensionistico dei consiglieri eletti per la prima o la seconda volta in questa legislatura. L’obiettivo era fare in modo che la Regione non pagasse più pensioni ma integrasse solo i contributi ai lavoratori, sottratti quelli figurativi del datore di lavoro (per chi ce li ha), per una pensione complementare gestita da un fondo, tipo Laborfonds. La prima versione del disegno di legge prevedeva il quasi azzeramento del contributo della Regione per quei consiglieri lavoratori dipendenti in aspettativa con un reddito molto alto che ricevono dunque alti contributi figurativi per la loro pensione da lavoro. La Svp però ha protestato per questo e ha ottenuto una modifica in base alla quale la Regione paga a tutti contributi per un minimo del 12% dell’indennità lorda e un massimo del 24,2%. L’effetto di questa novità è che consiglieri come Dieter Steger, capogruppo della Svp, o lo stesso presidente della Provincia, Ugo Rossi riceveranno dopo 5 anni di legislatura una pensione complementare dalla Regione di circa 300 euro lordi al mese invece di 40-50euro. Il regime attuale prevede una pensione di 800 euro lordi al mese dopo 5 anni.

 

La replica del presidente Rossi

M5S: «Ognuno si prenderà le sue responsabilità

La delusione dei Verdi

L'alibi dell'ostruzionismo

I sindacati: riforma monca

Bezzi: pagina buia per l'Autonomia

La soddisfazione di Moltrer

Pd: tutto nei tempi previsti

Fugatti: riforma farsa

comments powered by Disqus